Sesto rapporto sulla corruzione nella PA

L’Osservatorio sulla corruzione nella PA presenta il Rapporto 2021, che offre una valutazione quantitativa della parte ‘emersa’ di corruzione e illegalità negli uffici pubblici.

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Scarica il Rapporto 2021 sulla corruzione nella PA

La corruzione in Italia ha carattere sistemico ed è ampiamente diffusa, assumendo le forme più svariate. Non è un caso che le classifiche internazionali, nonostante registrino un miglioramento negli ultimi anni, posizionino ancora l’Italia agli ultimi posti tra i Paesi sviluppati in quanto a percezione della corruzione.

Il 2021 è stato un anno di transizione, con le pubbliche amministrazioni ancora alle prese con le difficoltà organizzative e gestionali connesse all’emergenza pandemica (non solo in ambito sanitario), che hanno inevitabilmente posto in secondo piano gli altri aspetti e fatto presumibilmente accrescere il rischio di corruzione.

Il Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (Ptpct) costituirà d’ora in avanti una sezione del Piano integrato di attività e organizzazione (Piao), che assorbe in un unico documento i piani della performance, dei fabbisogni del personale, della parità di genere, del lavoro agile e dell’anticorruzione. Con il decreto ministeriale 24 giugno 2022 sono stati definiti i contenuti e lo schema tipo del Piao, che andrà a regime dal 2023. Se il Piao riuscirà a rafforzare il collegamento tra il Sistema di prevenzione dei rischi di corruzione e i Piani di attività dell’Azienda (inclusi gli obiettivi di performance), la lotta alla corruzione ne trarrà giovamento. In caso contrario, se il Ptpct sarà solo una sezione del Piao la prevenzione della corruzione risulterà depotenziata.

Entro la fine dell’anno, con l’emanazione di un apposito decreto attuativo, dovrebbe essere finalmente recepita la Direttiva Europea n. 1937 del 2019, che rappresenta un passo importante nel rafforzamento dell’istituto del whistleblowing sulle violazioni del diritto dell’Unione e della tutela dei segnalanti da ritorsioni.

L’alleggerimento del reato dell’abuso di ufficio, posto in relazione con la ‘paura della firma’ di dirigenti e amministratori pubblici, è un segnale di scarsa attenzione della politica verso la lotta al malaffare, che andrebbe, invece, rafforzata, non fosse altro che per una sana gestione delle ingenti risorse del Piano di ripresa e resilienza, che inevitabilmente stanno attirando gli appetiti criminali.

Molto c’è da fare e da parte mia, ritengo che non sia possibile abbassare la soglia di attenzione sulla corruzione. Ciò mi ha spinto a sobbarcarmi, anche per quest’anno, questa enorme mole di raccolta ed analisi sistematica delle informazioni in tema di prevenzione della corruzione, prodotte dalle stesse amministrazioni pubbliche, in attesa che questo lavoro sia preso in carico direttamente dall’Anac, che può meglio valorizzarne il contenuto informativo, ora che i dati sono più facilmente riutilizzabili a partire dalla piattaforma informatizzata per la predisposizione dei Ptpct.

Il sesto Rapporto scaturisce dal monitoraggio delle Relazioni annuali 2021 redatte dai Responsabili per la prevenzione della corruzione e la trasparenza di 538 enti pubblici in rappresentanza di oltre i 2/3 dei pubblici dipendenti.

I dati elaborati per il Rapporto e le relative tavole di sintesi sono resi  liberamente accessibili per chiunque voglia riutilizzarli.

Le misure di prevenzione della corruzione hanno risentito nel 2021 della prosecuzione dell’emergenza pandemica, mostrando un generale arretramento rispetto al 2019.

Nel 2021, l’84% delle Amministrazioni ha dichiarato di non aver rilevato alcun evento corruttivo; solo il 4% riscontra anomalìe nell’acquisizione e progressione del personale (concorsi) e il 6% nell’affidamento di lavori, servizi e forniture (appalti).

L’84% delle amministrazioni pubbliche non ha ricevuto nessuna segnalazione, con una prevalenza tra quelle che non garantiscono l’anonimato del denunciante. Si conferma, quindi, che la mancanza di tutela della riservatezza rappresenta un disincentivo per il potenziale whistleblower.

Nel campione osservato, il monitoraggio ha evidenziato 5.890 procedimenti disciplinari per violazioni del codice di comportamento (circa 2,4 ogni mille dipendenti), 1.555 procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti di cui 908 per reati relativi ad eventi corruttivi.

Il quadro generale che emerge dall’analisi delle Relazioni annuali non mostra segnali di miglioramento nel corso degli anni. Ciò impone a tutti gli attori in gioco, di non abbassare la guardia nell’adozione di misure di prevenzione e repressione della corruzione nella pubblica amministrazione, per combattere questa piaga che limita le potenzialità di sviluppo dell’economia, la libera concorrenza tra le imprese fornitrici e la possibilità per i cittadini di usufruire di servizi pubblici efficienti.

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