Pnrr, l’efficienza che pesa al voto: chi spende e chi resta indietro nelle Regioni

di Franco Mostacci e Monica Montella

pubblicato su LaVoce.Info

Tra progetti avviati e ritardi strutturali, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza diventa un tema chiave della campagna elettorale. I dati regionali raccontano dove la sfida è stata colta, e dove invece si rischia di perdere l’occasione storica. Le regioni italiane chiamate al voto mostrano un’attuazione del Pnrr a velocità diverse, con ritardi diffusi e fondi spesso non ancora spesi, nonostante i progetti avviati.

Nel 2025, oltre 17 milioni di italiani saranno chiamati alle urne per eleggere i nuovi governi regionali di Valle d’Aosta, Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Calabria. Un appuntamento che, al di là delle dinamiche locali, assume un significato nazionale: le elezioni regionali diventano un vero test di tenuta per le forze politiche di governo e di opposizione. Ma c’è di più. Per la prima volta, il voto regionale avviene in piena fase attuativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), lo strumento finanziario e strategico con cui l’Italia punta a modernizzare il Paese grazie ai fondi europei del Next Generation EU.

Il PNRR, tuttavia, non è solo una questione di investimenti o di riforme strutturali. È diventato un metro di valutazione concreta della capacità delle istituzioni – e in particolare delle regioni – di trasformare risorse in risultati visibili, infrastrutture, servizi, innovazione.

In questa cornice, la campagna elettorale regionale si arricchisce di un nuovo fronte: quanto è stata efficace ogni Regione nell’attuare il PNRR? Quali territori possono rivendicare competenza e capacità gestionale? E dove, invece, i ritardi e l’inefficienza rischiano di diventare un boomerang elettorale?

Le elezioni regionali del 2025 si collocano in una fase cruciale dell’attuazione del PNRR. L’Italia ha ricevuto la quasi totalità dei fondi stanziati (oltre 190 miliardi di euro), ma l’effettiva realizzazione dei progetti è ancora molto indietro. La parte più difficile – quella della spesa e della chiusura dei progetti – si giocherà da qui alla fine del 2026.

Le Regioni sono in prima linea nell’attuazione di molti interventi chiave del PNRR: sanità, scuola, ambiente, trasporti, coesione territoriale, digitalizzazione. Per questo motivo, le performance regionali diventano una variabile politica fondamentale, non solo nei programmi dei candidati, ma anche nella percezione dell’opinione pubblica.

Progetti Pnrr attuati dalle Regioni al 30 giugno 2025

Fonte: elaborazioni su Open Data (Italia Domani)

Sono 132 i progetti attivati in Valle d’Aosta, con 99 milioni di euro stanziati, ma solo il 26,4% dei fondi è stato effettivamente pagato. I progetti conclusi sono pochi (6,5 milioni), mentre oltre 28 milioni risultano ancora nella fase di avvio. Tra le misure principali: treni a zero emissioni, gestione rifiuti, rischio idrogeologico, assistenza domiciliare e ammodernamento ospedaliero. Buoni risultati in alcune sub-misure (Centrali operative territoriali 84,5%, apparecchiature ospedaliere 100%), ma criticità nel sociale e nella formazione, con ritardi anche del 50%.

Con 3.000 progetti e 1,33 miliardi di euro, il Veneto è tra le regioni più attive. Ha speso il 42,3% dei fondi, ma sconta ritardi esecutivi per 255 milioni. La sanità è il settore con maggiori fondi (oltre 790 milioni), di cui 209 per l’ammodernamento ospedaliero, 152 per la realizzazione di ospedali sicuri e sostenibili e 135 per le case della comunità, con avanzamenti modesti. Ottimi risultati per le piattaforme di identità digitale Spid/Cie (100%) e per il sistema duale istruzione/lavoro (91%).

Avviati in Toscana 1.377 progetti per oltre 1 miliardo di euro, ma con solo il 36,7% di fondi erogati. La sanità riceve più della metà dei finanziamenti (615 milioni), ma la telemedicina è in pesante ritardo, come anche la digitalizzazione degli ospedali. Bene, invece, PagoPA/IO (100%), COT (85%), il potenziamento del parco ferroviario regionale e la formazione medica.

Su oltre 1.800 progetti (480 milioni di euro), solo il 24% dei fondi è stato speso nelle Marche. Il settore sanitario (280 milioni) è in difficoltà, con la digitalizzazione ospedaliera in forte ritardo. Tra le misure più avanzate: Spid/Cie (100%), treni a zero emissioni (98%), sistema duale e gestione del rischio alluvione e idrogeologico

La Campania invece ha ricevuto 2,6 miliardi di euro per 2.265 progetti, ma ha speso finora solo il 25,6%. Ritardi significativi in sanità digitale, innovazione e meccanizzazione del settore agricolo e alimentare e cultura. Per i progetti sull’idrogeno speso solo il 2,1% (624mila euro su 29 milioni). Molte misure sono potenzialmente critiche per l’assenza di pagamenti e il completamento previsto per i mesi a venire. Serve un’accelerazione soprattutto su digitale e infrastrutture. Le piattaforme digitali (Spid/Cie, PagoPA, IO) potrebbero seguire l’esempio di regioni settentrionali già a buon punto.

Sono 3.247 i progetti presentati in Puglia per un valore di 1,85 miliardi di euro, con la spesa effettiva sotto il 25%. Solo il 6,7% dei progetti è stato concluso, segno di una fase attuativa ancora lenta. Vanno a rilento i pagamenti in sanità (case della comunità, ospedali, telemedicina ed esecuzione in ritardo nella digitalizzazione ospedaliera (65% delle attività in ritardo, per 137 milioni). Difficoltà anche per i progetti ambientali e agricoli. Avanzano bene l’assistenza domiciliare, il sistema duale e le ferrovie a emissioni zero.

La Calabria con 1.819 progetti e 754 milioni di euro, è tra le regioni più in ritardo: solo il 14% dei fondi è stato speso. Ritardi all’avvio (17% dei progetti non partiti) e solo il 9,5% conclusi. La sanità territoriale assorbe oltre 400 milioni, ma solo l’assistenza domiciliare e le centrali operative territoriali mostrano un buon andamento nei pagamenti. Positiva la performance dei treni a zero emissioni (73% speso). Preoccupano i ritardi in ambito ambientale, in particolare nella gestione idrica (71%) e nell’innovazione agroalimentare (41%).

Alcuni indicatori chiave consentono di confrontare lo stato di attuazione del Pnrr, tra questi i ritardi nell’esecuzione dei progetti e lo stato dei pagamenti.

Ritardo nel completamento nell’esecuzione dei progetti Pnrr (ascisse) e pagamenti (ordinate) al 30 giugno 2025 per regione (valori percentuali)

Fonte: elaborazioni su Open Data (Italia Domani)

Nessuna delle regioni prossimamente al voto (evidenziate in rosso) si trova nella situazione ideale di bassi ritardi ed elevati pagamenti (quadrante in alto a sinistra). Pur non esistendo, per ovvi motivi, una correlazione tra calendario elettorale e stato di attuazione del Pnrr, è un dato di fatto che le 7 regioni prossimamente al voto sono meno performanti della media delle altre. In Toscana e Veneto a un buon avanzamento nello stato dei pagamenti si accompagnano ritardi nella chiusura, creando ambiguità nel racconto elettorale. Il rischio è che si dica: “si spende ma non si finisce”. La situazione più critica è in Calabria dove si accumulano ritardi e i pagamenti sono scarsi.

La fotografia generale evidenzia un problema diffuso: i fondi ci sono, ma l’esecuzione è lenta e disomogenea. Sanità, digitale e ambiente sono i settori più finanziati, ma anche quelli con i maggiori ritardi. Alcune buone pratiche – come l’ADI o il sistema duale – dimostrano che l’attuazione è possibile, se ben gestita. Ora serve un cambio di passo, soprattutto in vista delle scadenze europee e delle sfide strutturali che il PNRR intende affrontare. Il tempo stringe: non basta dire che i fondi sono arrivati, bisogna farli arrivare sul territorio.