Conti pubblici annuali

(aggiornato il 1 aprile 2024)

Fonte: Istat, Ministero dell’Economia e Banca d’Italia

Anno 2023

Principali indicatori di finanza pubblica – Anni 2019-2023 (milioni di euro e valori percentuali)
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Revisione del Pil nominale  – Anni 2016-2023
(milioni di euro)
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Revisione della spesa per consumi della pubblica amministrazione – Anni 2016-2023 (milioni di euro)
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Revisione degli occupati per unità di lavoro – Anni 2016-2023 (milioni di euro)
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Revisione della pressione fiscale – Anni 2016-2023 (milioni di euro)
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Il debito pubblico rispetto al Pil – Anni 2010-2023 (valori percentuali)
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Formazione del debito pubblico, flussi (scala sx) e stock (scala dx)- Anni 1960-2023 (milioni di euro)
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Sostenibilità del debito pubblico – Anni 1960-2023 (valori percentuali)
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Nota: La soglia convenzionale è quella che garantisce l’invarianza del debito. Valori dell’indebitamento/Pil al di sotto della soglia indicano una situazione di non sostenibilità (aumento del debito pubblico/Pil)

Scomposizione della variazione del debito pubblico – Anni 1990-2023 (valori percentuali)
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Scomposizione della componente ‘snow ball’ della variazione del debito pubblico – Anni 1990-2023 (valori percentuali)
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Anche nel 2023, l’ultimo di anno di sospensione delle regole del Patto di Stabilità e Crescita, i conti pubblici hanno fatto registrare un marginale miglioramento degli indicatori fondamentali.

L’indebitamento netto ha sfiorato i 150 miliardi di euro (erano 27 nel 2019) il 7,2% del Pil (2 punti più di quanto stimato nella NaDef). Il dato è particolarmente elevato perchè sono stati attribuiti per intero all’anno in cui è stata effettuata la spesa, le uscite in conto capitale per il “Superbonus 110%” e per il “Bonus facciate”.
Rispetto alla Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre (quadro tendenziale), sono state registrate maggiori entrate per oltre 15 miliardi, di cui 11,5 di imposte dirette, e 4,3 di imposte indirette, con la pressione fiscale stabile al 42,5% per il contemporaneo incremento del Pil nominale. Le uscite sono, però, superiori di 58,5 miliardi, in gran parte dovuti, per quanto detto sopra, ai contributi in conto capitale (+46 miliardi).

Ancora fortemente negativo per oltre 70 miliardi l’avanzo primario mentre la spesa per interessi è stata di 78 miliardi, 5 in meno dello scorso anno, per il minore esborso relativo ai titoli indicizzati all’inflazione.

Anche il debito pubblico ha subìto un aumento considerevole (105 miliardi, 8 in meno di quelli previsti nella NaDef), ma migliora di oltre 3 punti rispetto al 2022 il rapporto debito/Pil (137,3%).

Il numero di occupati a tempo pieno (Ula) è passato da 24,1 milioni del 2022 a 24,9 milioni nel 2023 (+2,2%) ed è ora ampiamente superiore al livello pre pandemia del 2019.

Invariata nel 2023, come detto, la pressione fiscale, nonostante l’aumento sia del gettito tributario che di quello contributivo.

La formazione del debito pubblico nel corso degli anni è dovuta in gran parte (ed esclusivamente dagli anni ’90 ad oggi) alla spesa per interessi, che vanifica ogni sforzo di riduzione, anche negli anni in cui si è registrato un forte avanzo primario (fino al 2019). All’indebitamento che si viene così a creare si aggiungono spesso ulteriori oneri di natura finanziaria (tra cui la spesa per i contratti derivati sui titoli di Stato). Nel 2023 la variazione del debito (105 miliardi di euro) è dovuta all’indebitamento (149 miliardi), mentre i flussi finanziari, positivi per 44 miliardi, hanno contribuito a contenere l’aumento.

L’Italia ha speso a tutto il 2023 45,6 miliardi per i progetti del Pnrr, a fronte di 102 miliardi ricevuti dalla UE per sussidi e prestiti. La differenza di circa 56 miliardi è stata presumibilmente utilizzata per far fronte ad altre tipologie di spesa, che altrimenti sarebbero state finanziate a debito. In tal modo si è venuto a generare un ulteriore fardello che avrà i suoi effetti negli anni a venire.

Dopo il tonfo del 2020, la sostenibilità del debito pubblico, intesa come invarianza rispetto all’anno precedente relativamente al Pil, è in netto recupero, ma ancora in negativo nel 2023 (il rapporto indebitamento/Pil è inferiore alla soglia convenzionale).

L’analisi dei contributi alla variazione del debito (-3,2 punti percentuali di Pil nel 2023), mostra che è stata determinata dal cosiddetto effetto snow ball (-4,5 punti) e dal raccordo disavanzo/debito (-2,1 punti), mentre il disavanzo primario ha contribuito in senso opposto (+3,4 punti).
La riduzione del debito per l’effetto snow ball (-4,5%) è dovuta all’inflazione (-7%) e alla crescita del Pil (-1,3%), ma è stata ridotta dall’aumento della spesa per interessi nominali (+3,8%).

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Conti pubblici annuali – Anno 2022
Conti pubblici annuali – Anno 2021
Conti pubblici annuali – Anno 2020

Conti pubblici annuali – Anno 2019
Conti pubblici annuali – Anno 2018
Conti pubblici annuali – Anno 2017
Conti pubblici annuali – Anno 2016
Conti pubblici annuali – Anno 2015
Conti pubblici annuali – Anno 2014

 

 

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