La dichiarazione dei redditi 2021 e le disuguaglianze del sistema tributario

di Franco Mostacci
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In questo articolo è analizzata la distribuzione dei redditi a partire dalle dichiarazioni fiscali per l’anno 2021, sulla base delle informazioni messe a disposizione dal Dipartimento delle Finanze. Oltre al dato nazionale, viene presentata la distribuzione regionale, quella dei comuni capoluogo di regione e provincia autonoma e il dettaglio subcomunale (per Cap) delle città di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna, Bari, Trieste.

Sono 41,5 milioni i contribuenti che lo scorso anno hanno presentato la denuncia dei redditi delle persone fisiche (Irpef) per il 2021, lo 0,8% in più dell’anno precedente, quando si registrò un calo della stessa intensità, dovuto all’emergenza sanitaria per il Covid-19, che nel 2020 provocò un ‘lockdown’ totale delle attività per quasi due mesi.

Variazione del numero complessivo di contribuenti per classi di reddito (migliaia di euro) tra il 2020 e il 2021 (valori assoluti)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef

Rispetto al 2020, il numero di contribuenti è aumentato di 317 mila unità, distribuite in maniera non uniforme, ma quasi speculare alle diminuzioni dell’anno precedente. Diminuisce il numero di contribuenti che hanno un reddito fino a 20 mila euro (-773 mila), mentre cresce fortemente il ceto medio, con un aumento complessivo di 856 mila contribuenti con reddito compreso tra 20 e 50 mila euro, di cui quasi 300 mila concentrati nella classe tra i 20 e i 26 mila euro di reddito.

Le principali fonti di reddito sono il lavoro dipendente[1] e le pensioni[2]. Insieme rappresentano l’83,5% del reddito complessivo, lo 0,9% in meno del 2020.  L’ammontare dei redditi da lavoro dipendente e assimilati cresce del 5,9% (17 miliardi di euro), mentre quelli da pensione aumentano di 1,7% (quasi 5 miliardi di euro).

Redditi delle persone fisiche, Anni 2015-2021 (migliaia di euro e variazione percentuale annuale)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef

Il reddito complessivo, al lordo dell’imponibile dei redditi soggetti a cedolare secca, raggiunge i 912 miliardi di euro, con una crescita annuale del 5,5%, inferiore a quella registrata dal Pil nominale (+7,6%). Dopo aver sottratto le deduzioni, il reddito imponibile (861 miliardi) è anch’esso in aumento di 5,6%. L’imposta lorda (237,6 miliardi) cresce di 15 miliardi (+6,6%). Le detrazioni per carichi di famiglia scendono di quasi mezzo miliardo (-4,2%), raggiungendo un nuovo minimo storico, quelle sulla produzione del reddito crescono di 1,2 miliardi (+2,7%)[3], mentre crescono a 17,8 miliardi le detrazioni per le spese sostenute (+10,5%). Le imposte nette pagate allo Stato per l’Irpef sono 171 miliardi (+7,4%) e il reddito netto[4], dopo aver sottratto anche le addizionali regionali e comunali è di 672 miliardi (+5,1%).

Se un individuo ha deduzioni che eccedono il reddito imponibile non può usufruirne: l’incapienza sulle deduzioni nel 2021, che grava soprattutto sui redditi di livello inferiore, si è ridotta da 1,5 miliardi a poco più di uno, dopo l’impennata del 2020. Parimenti, se la detrazione eccede l’imposta da pagare, anche questa va perduta: l’incapienza sulle detrazioni ammonta a 7,4 miliardi, una cifra considerevole e in linea con il 2018-2019. L’imposta negativa – intesa come l’insieme di deduzioni e detrazioni che lo Stato non restituisce ai contribuenti più poveri – ammonta pertanto nel 2021 a 8,4 miliardi di euro.

La concentrazione del reddito netto nel 2021 è di 0,4177[5], il valore più alto dal 2010 dopo lo scorso anno, ad ulteriore riprova che negli ultimi due anni l’emergenza pandemica ha aumentato le disuguaglianze dei redditi. La progressiva maggiore concentrazione dei redditi è confermata anche dalla quota di imposta netta sui redditi superiori a 50 mila euro (42%, mai così alta) a scapito di quelli inferiori ai 20 mila euro (10%).

I dati aggregati non consentono di cogliere le disuguaglianze del sistema tributario, che acquistano maggiore evidenza quando si considerano anche le spese fiscali[6].

Distribuzione del reddito complessivo delle persone fisiche per quinti di contribuenti, Anno 2021 (soglie lorde in € (*), valori percentuali)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) I limiti delle soglie sono approssimati e variano ogni anno

Il quinto di contribuenti meno abbienti, con un reddito annuo lordo fino a circa 6.400 euro, totalizza appena il 2,1% del reddito complessivo (era il 2% nel 2020). Le quote crescono all’aumentare dei redditi e al quinto più ricco, con redditi superiori ai 30.600 euro, spetta quasi la metà della torta. Nell’1% circa di contribuenti con redditi superiori ai 116 mila euro[7] si concentra il 9,7% del reddito totale (era il 9,2% lo scorso anno).

Se si considera il reddito al netto delle imposte pagate, che gravano maggiormente sui redditi più elevati, la situazione si riequilibra lievemente. L’ammontare totale del reddito disponibile posseduto dal 20 per cento più ricco della popolazione è 18,4 volte quello del 20 per cento più povero (rapporto interquintilico), con un leggero calo rispetto al 2020 (18,6).

Distribuzione dei redditi delle persone fisiche per quinti di contribuenti(*), Anno 2021 (valori percentuali)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) I limiti delle soglie sono approssimati

L’1% dei contribuenti più ricchi possiede il 7,4% del reddito disponibile, pari a 51 miliardi di euro. Se, modificando la curva degli scaglioni e delle aliquote Irpef, si prelevasse il 2% di tasse in più ai redditi lordi superiori ai 100 mila euro annui, si potrebbe recuperare più di un miliardo di euro, da utilizzare per misure redistributive.

Ammontare delle detrazioni per spese nelle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche, Anni 2007-2021 (milioni di euro)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef

L’ammontare delle spese portate in detrazione nelle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche è aumentato costantemente dal 2007 (poco meno di 8 miliardi di euro) fino al 2021 (17,8 miliardi), dopo la temporanea riduzione dello scorso anno, dovuta esclusivamente alle spese sanitarie, passate da 20,1 miliardi del 2019, a 16,8 miliardi del 2020 (-16,5%) e a 21,3 miliardi nel 2021 (+27,2%). Si tratta di una ulteriore riprova del rallentamento subito dalle cure sanitarie per l’emergenza Covid nel 2020, con un possibile effetto rimbalzo nel 2021.

Distribuzione delle detrazioni lorde(*) dal reddito per quinti di contribuenti(**), Anno 2021 (milioni di euro)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) In caso di incapienza del reddito le detrazioni non si utilizzano – (**) I limiti delle soglie sono approssimati

La distribuzione delle detrazioni è decisamente sbilanciata a favore del quinto più ricco di contribuenti (oltre il 50%), un valore anche maggiore se si considera che l’incapienza colpisce maggiormente i ceti più deboli.

Gli interventi finalizzati al recupero del patrimonio edilizio valgono 8,4 miliardi (+6% rispetto al 2020) e quelli per il risparmio energetico quasi 2 miliardi (-0,2%)[8]. Le spese sanitarie e a le altre tipologie previste dalla Sezione I del quadro RP del modello Unico hanno consentito di detrarre dalle imposte 6,2 miliardi (+19%)[9]. Le altre spese detraibili consentono di risparmiare 1,2 miliardi di euro (+27%).

Distribuzione delle deduzioni lorde(*) dal reddito per quinti di contribuenti(**), Anno 2021 (milioni di euro)
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef – (*) In caso di incapienza del reddito le deduzioni non si utilizzano – (**) I limiti delle soglie sono approssimati

Una situazione analoga si registra per le deduzioni dal reddito, la cui principale componente è rappresentata dai contributi previdenziali e assistenziali (17,3 miliardi di euro, 0,5% in meno del 2020) e dalla previdenza complementare (5 miliardi, in crescita del 7,9%). Anche in questo caso si potrebbero introdurre correttivi alla deducibilità inversamente proporzionali al reddito.

I possessori di reddito superiore a 100 mila euro lordi (top 1%), possono contare su 5 miliardi di euro tra deduzioni e detrazioni, che riducono l’imposta pagata.

Un’ipotesi di diversa tassazione, finalizzata alla diminuzione delle disuguaglianze, potrebbe riconsiderare il perimetro delle detrazioni sulle spese parzialmente rimborsabili (sanitarie, istruzione, donazioni liberali, ristrutturazione immobili, efficienza energetica, ecc.). Si potrebbe introdurre la regressività delle detrazioni e delle deduzioni rispetto al reddito (chi più ha meno detrae) e redistribuire le somme recuperate ai redditi più bassi, anche sotto forma di tassazione negativa per gli incapienti.

Una manovra redistributiva, che spostasse alcuni miliardi di euro dai contribuenti più ricchi verso i meno abbienti, consentirebbe di ridurre l’intensità di povertà assoluta della popolazione, senza ricorrere a risorse aggiuntive, con un effetto di spinta ai consumi aggregati, visto che la propensione a spendere diminuisce con l’aumentare del reddito.

La riforma fiscale in corso, che ha visto una prima rimodulazione delle aliquote fiscali e delle classi di reddito a partire dal 2022, non sembra, però, andare verso la direzione di una maggiore tutela dei soggetti economicamente più deboli.

Composizione e Distribuzione dei redditi lordi per Regione e Provincia autonoma – Anno 2021
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef

Il reddito medio supera i 26 mila euro in Lombardia, seguita dalla P.A, di Bolzano, mentre è solo di poco superiore ai 16 mila euro in Calabria. Rispetto al 2019 (tralasciando la flessione del 2020 causata dal Covid), gli aumenti maggiori si registrano nelle regioni del Sud: Basilicata (+5,2%), Molise (+4,6%), Puglia e Calabria (+4,5%).

Composizione e Distribuzione dei redditi lordi dei Comuni capoluogo di regione o P.A. – Anno 2021
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Fonte: Elaborazioni su dati Ministero dell’Economia e Finanze – Dichiarazione dei redditi Irpef

Il reddito medio supera i 37 mila euro a Milano, seguita da Bologna e Roma, mentre è solo di poco superiore ai 20 mila euro a Reggio Calabria. Gli aumenti più rilevanti rispetto al 2019 si registrano a Campobasso (+4,9%), Potenza (+4,8%) e Milano (+4,5%), mentre a Venezia si è avuta una diminuzione del 2,3%.

La distribuzione dei redditi all’interno delle città

Roma
Milano
Napoli
Torino
Palermo
Genova
Bologna
Bari
Trieste

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[1] I lavoratori dipendenti sono 22,6 milioni (+458 mila unità); il reddito medio pro capite lordo è passato da 20.716 euro a 21.500 euro (+3,8%).
[2] I pensionati sono 14,5 milioni (-12 mila unità); il reddito medio pro capite lordo continua a crescere da 18.655 euro a 18.990 euro (+1,8%).
[3] Da luglio 2020 (a pieno regime dal 2021), per effetto del DL 3/2020 è entrata in vigore una ulteriore detrazione fiscale per redditi di lavoro dipendente spettante ai lavoratori che percepiscono un reddito da 28 mila a 40 mila euro, una sorta di estensione del ‘bonus Renzi’.
[4] Corrisponde al reddito disponibile che può essere utilizzato per il consumo o per il risparmio. Il suo valore cresce nel tempo, ma si deve tenere conto che è eroso dall’inflazione, al netto della quale si ottiene l’effettivo potere d’acquisto.
[5] I redditi negativi, ovvero la temporanea eccedenza dei costi sui ricavi, sono esclusi dal calcolo della concentrazione.
[6] Le spese fiscali sono le mancate entrate per lo Stato, derivanti dall’insieme di esenzioni, esclusioni, riduzioni dell’imponibile o dell’imposta ovvero regimi di favore, previsti da disposizioni normative vigenti, che possono interessare l’intera platea dei contribuenti o solo alcune categorie che possiedono determinate caratteristiche. Presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze è costituita un’apposita Commissione che redige un Rapporto annuale. La Commissione ha ritenuto di non qualificare come spese fiscali le detrazioni per spese di produzione del reddito da lavoro dipendente, pensioni e redditi assimilati, né quelle per familiari a carico, in quanto costituiscono parte integrante del sistema di scaglioni e aliquote in cui si articola l’Irpef, come pure sono escluse le imposte sostitutive sui redditi da capitale e le deduzioni per contributi previdenziali e previdenza complementare.
[7] I più ricchi in assoluto con oltre 300 mila euro di reddito lordo sono 48.212 (quasi 10 mila in più dello scorso anno).
[8]Le spese di ristrutturazione edilizie, sismiche, bonus facciate e verde (riportate nella sez. III-A) ammontano a 14,948 miliardi di euro di cui 167 milioni di euro afferenti alle spese per il superbonus al 110%; le spese di riqualificazione energetica (riportate nella sez. IV) ammontano a 2 miliardi di euro di cui 312 milioni di euro relative a spese al 110%“ (MEF, Dipartimento delle Finanze, Analisi dei dati Irpef).
[9] Oltre alle spese sanitarie (incluse quelle per portatori di handicap e acquisto di cani da guida), per le quali sono ammesse le detrazioni, aumentate da 16,8 a 21,3 miliardi), sono riprese a crescere nel 2021 anche le spese per l’istruzione (universitaria e non), l’attività sportiva dei ragazzi e le intermediazioni immobiliari, mentre sono ancora in calo le locazioni per studenti fuori sede.