Bilancio di Roma Capitale, ‘aridaje’ col debito

di Franco Mostacci

La storia infinita del debito romano si arricchisce di un nuovo capitolo. Non bastavano i 12 miliardi di euro che Roma sta ricevendo per la realizzazione dei progetti del Pnrr e per le opere del Giubileo. L’amministrazione capitolina, guidata dal sindaco Gualtieri, rilancia e raddoppia il debito da finanziamento.

Roma Capitale – Debiti di finanziamento 2008-2027 (miliardi di euro)


Fonte: Roma Capitale, Relazione al rendiconto 2024 – Analisi finanziaria

Per evitare il dissesto finanziario, il debito monstre accumulato fino ad aprile 2008, che non si sapeva neanche a quanto effettivamente ammontasse, fu affidato a una gestione commissariale, un caso unico in Italia. Una volta azzerato, il sindaco Alemanno riuscì a generare in cinque anni nuovi prestiti e mutui per 1,22 miliardi. Quando subentrò Marino gli fu imposto un piano di rientro, di cui non si poterono cogliere i frutti perché, come noto, fu sfiduciato anzi tempo e gli subentrò per un breve periodo il commissario prefettizio Tronca. La sindaca Raggi raccolse il testimone nel 2016 a 1,2 miliardi di euro e lo lasciò nel 2021 con 150 milioni di debito in più. Nulla, però, faceva presagire che Gualtieri riuscisse addirittura a fare peggio di Alemanno. Con lui i debiti di finanziamento hanno toccato i 2 miliardi nel 2024 e, per gli impegni già assunti, sono destinati a crescere fino a 2,57 miliardi di euro quando si andrà a nuove elezioni per la riconferma del Sindaco uscente o per un cambio di poltrona.

I Comuni possono indebitarsi, entro certi limiti, solo per finanziare investimenti, ma per Roma, oltre alla preoccupazione sull’effettiva capacità di realizzazione degli interventi programmati, resta il dubbio sulla sostenibilità finanziaria rispetto ai numeri del bilancio.

E’ lecito chiedersi, infatti, se non fosse stato meglio mettere in ordine i conti, anziché contrarre nuovi prestiti.

La graduatoria provvisoria 2024 sulla capacità amministrativa dei Comuni, basata sul Piano degli indicatori e dei risultati di rendiconto dei 32 principali comuni italiani, vede Roma al ventinovesimo posto (meglio solo di Salerno, Napoli e Reggio Calabria). Con un punteggio fortemente negativo, scivola indietro di un’altra posizione e non mostra segnali di miglioramento.

Il bilancio capitolino del 2024 vede 3 parametri obiettivi su 8 che vanno oltre la soglia di criticità (debiti fuori bilancio riconosciuti e finanziari; debiti fuori bilancio in corso di riconoscimento o di finanziamento; effettiva capacità di riscossione sul totale delle entrate) e ne basta un altro per far scattare la condizione di deficit strutturale, l’anticamera del dissesto.

Un altro elemento di preoccupazione sono i residui attivi (somme accertate ma non riscosse) che si accumulano sempre più nel tempo e hanno superato gli 11 miliardi di euro (erano 6,5 nel 2014). Di questi, 3,8 miliardi sono relativi alle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa e 4,6 miliardi alle entrate di natura extratributaria (vendita di beni e servizi, canoni e concessioni, contravvenzioni). Il rischio reale è che buona parte di queste somme non sarà mai incassata. Sono infatti 6,7 i miliardi accantonati nel Fondo crediti di dubbia e difficile esazione, il 60% del totale dei residui attivi che, prima o poi, saranno dichiarati inesigibili. Nel solo 2024, il bilancio di Roma ha cancellato 650 milioni di residui attivi, che si vanno ad aggiungere a quelli degli anni precedenti, per un totale di 2,7 miliardi di euro definitivamente persi, anche per l’inerzia e le lungaggini burocratiche.

Il conto economico fa registrare nell’ultimo anno un passivo di oltre 200 milioni, che riduce il patrimonio netto al 40% dell’attivo (a Bologna è l’80%), mentre i ratei e risconti passivi hanno superato gli 8 miliardi di euro, con 7,7 miliardi di contributi agli investimenti rinviati agli esercizi successivi.

Uno dei pochi aspetti positivi è che nelle casse di Roma Capitale ci sono più di un miliardo e mezzo di euro. La liquidità non manca, ma, nonostante i miglioramenti rispetto al passato, non si riesce ad assicurare la tempestività nei pagamenti (uno degli impegni presi con il Pnrr) e le fatture sono ancora mediamente saldate con 5 giorni di ritardo rispetto alla loro scadenza, ovvero entro 30 giorni dalla presentazione.

Insomma, i cittadini romani non possono dormire sonni tranquilli. Da molti anni pagano lo 0,4% in più di addizionale comunale e una sovrattassa sulle partenze dagli aeroporti romani, per contribuire a estinguere il debito storico contratto fino al 2008. Andando avanti di questo passo, potrebbero trovarsi, in un futuro non molto lontano, a dover ripianare anche il buco nel bilancio ordinario, che si allarga sempre di più.