Previsioni macroeconomiche

(aggiornato il 16 novembre 2023)
Fonte: Ministero dell’Economia e Commissione europea

Confronto previsioni crescita (Pil reale) principali istituzioni – Anni 2023-2024 (valori percentuali)
2023_confronto_f4

Autumn Forecast 2023

Previsioni dei principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica – Nota aggiornamento Def (quadro programmatico) e Autumn Forecast. Anni 2023-2025 (valori percentuali)
Autumn2023_tavola

Evoluzione del debito pubblico – Nota Def 2023, Def 2023, Autumn 2023 e Spring 2023 Forecast. Anni 2022-2026 (valori percentuali rispetto al Pil)
Autumn2023_figuradebito

 Le Stime di autunno 2023 della Commissione europea mostrano un rallentamento dell’economia italiana, che risente di alcuni fattori avversi come le tensioni internazionali, l’inflazione, la politica monetaria restrittiva della Bce.

Il Pil (reale) aumenterà di 0,7% nel 2023, poco sopra lo 0,6% dell’Eurozona, nonostante le precedenti previsioni fossero più favorevoli. Nei prossimi due anni le stime di crescita della Commissione sono più prudenti rispetto a quelle del Governo italiano.

La Commissione prevede un deflatore ben più alto nel 2023 (+4,9%), che si riflette su un livello del Pil nominale superiore rispetto alla Nadef di 6 miliardi. Nel 2024, però la situazione si inverte, con una minore crescita nominale di 3 miliardi. Secondo la Commissione loutput gap (differenza tra Pil reale e Pil potenziale), segnala la stabilizzazione nel triennio 2023-2025 del ciclo positivo.

Con il 2023 termina la sospensione del Patto di stabilità e crescita, incluso il percorso di rientro verso il pareggio di bilancio in termini strutturali. Se entro la fine dell’anno i Paesi europei non troveranno un accordo per la sua modifica, è plausibile l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia (e non solo) per il livello di deficit eccessivo (superiore al 3%).
L’Italia continuerà a registrare fino al 2024 un disavanzo primario (-1,4% nel 2023 e -0,2% nel 2024) e una spesa per interessi del 3,8% quest’anno, la più alta dell’eurozona, con 2,1 punti più della media. Di conseguenza l’indebitamento alla fine del 2023 sarà il 5,3% del Pil, per ridursi al 4,4% nel 2024 e al 4,3% nel 2025, mentre la stima governativa prevede un percorso più ottimistico di rientro (3,6% nel 2025).

Il debito pubblico, pur continuando ad aumentare in termini assoluti, ha intrapreso negli ultimi 3 anni un percorso di discesa rispetto al Pil, favorito dall’inflazione, ma comunque insufficiente a rispettare la regola del debito anche in un’ottica di prospettiva (forward looking). La Commissione, a differenza del Governo, prevede però che dal 2024 il debito pubblico italiano tornerà a crescere, seppure marginalmente.

 

###################################################

Nota aggiornamento Def 2023

 Previsioni dei principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica – Nota aggiornamento al Def (quadro tendenziale) e Spring Forecast. Anni 2023-2024 (valori percentuali)
Nadef2023_tavola

Evoluzione del debito pubblico – Nota Def 2023 (quadro tendenziale), Def 2023, Spring Forecast 2023, Autumn Forecast 2022. Anni 2022-2026 (valori percentuali rispetto al Pil)
Nadef2023_figuradebito

Con la Nota di aggiornamento di settembre, il Governo ha preso atto delle mutate condizioni del quadro macroeconomico, rivedendo al ribasso la stima del Pil.

La diminuzione del Pil registrata nel secondo trimestre (-0,4%), ha ridimensionato le prospettive di crescita, anche per i segnali non incoraggianti per la seconda metà dell’anno, non potendosi escludere uno scenario di recessione.

Tutto lascia ritenere che il Pil possa crescere quest’anno di 0,8%, molto meno dell’1,2% della stima estiva della Commissione europea (summer forecast) che non incorporava la frenata dell’economia. 

Il 2024 sarà caratterizzato dallo scarso trascinamento del 2023 e il Pil è previsto in aumento di 1,2%, in attesa della revisione delle stime da parte della Commissione europea (l’Autumn Forecast sarà rilasciato ai primi di novembre). 

La NaDef si limita a considerazioni di tipo macroeconomico, senza toccare il tema della sostenibilità ambientale, ormai divenuto centrale nel dibattito internazionale, che non viene mai associata alla crescita del Pil e ai vincoli di finanza pubblica.

I confronti rispetto al Def e alle stime di primavera della Commissione europea sono alterati dal ricalcolo dei conti nazionali operato dall’Istat, che ha rivisto al rialzo la ripresa del 2021, con effetto di trascinamento sugli anni a seguire, i cui livelli sono ora ben maggiori.

Rispetto al Def l’indebitamento nominale è più alto di quasi 21 miliardi di euro (da 87,8 a 108,7), in buona parte dovuti ai bonus edilizi che per decisione di Eurostat sono considerati pagabili e quindi attribuiti all’anno in cui si effettua la spesa. In rapporto al Pil si registra un peggioramento al 5,3% dal precedente 4,4%.

In particolare, le entrate diminuiscono di 5 miliardi rispetto alle stime di aprile, con l’aumento di 14,1 miliardi di imposte dirette e il calo di 12,8 miliardi di quelle indirette (minor gettito Iva) e di 4,4 di contributi.
Le spese aumentano di 13,4 miliardi più del previsto, con quasi 24 miliardi aggiuntivi di contributi in conto capitale (in prevalenza il superbonus) e 2,7 di interessi passivi; sono stati invece rivisti al ribasso di 7,8 miliardi gli investimenti pubblici (per i ritardi che si stanno accumulando nel Pnrr), i consumi intermedi (-2,3), le altre uscite correnti (-2,7).

La pressione fiscale dovrebbe ridursi marginalmente dal 42,7% del 2022 al 42,5% del 2023.

Anche i dati di finanza pubblica corretti per il ciclo economico sono stati rivisti e l’output gap (tra il Pil reale e quello potenziale) resta inferiore alle stime della Commissione europea (+1,1%), con l’indebitamento strutturale al -5,9% quest’anno e al -4,8% nel 2023.

Sebbene in riduzione, il deflatore è ancora su livelli elevati (+4,5%), spiegando l’aumento di 5,3% del Pil nominale che fa apparire meno catastrofica la situazione del debito pubblico, che tuttavia resta sopra il 140% ed è destinato nei prossimi anni a scontare le ripercussioni in termini di cassa dei crediti fiscali sui bonus edilizi. 

Il ritmo di discesa del debito è troppo lento per soddisfare la ‘regola del debito’ prevista nel Fiscal Compact (sebbene il Patto di Stabilità e Crescita sia al momento congelato fino a tutto il 2023 e potrebbe essere rivisto prima della sua riattivazione). In termini assoluti, il debito pubblico aumenterà nel 2023 di 117 miliardi di euro giungendo a 2.874 miliardi, per poi superare quota tremila nel 2025.

###################################################

Spring Forecast 2023

Previsioni dei principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica – Def (quadro programmatico) e Spring Forecast. Anni 2023-2024 (valori percentuali)
Spring2023_tavola

Evoluzione del debito pubblico – Nota Def 20221, Def 2022 (quadro programmatico), Autumn 2022 e Spring 2022 Forecast. Anni 2022-2026 (valori percentuali rispetto al Pil)
Spring2023_figuradebito

Le stime di Primavera 2023 della Commissione europea confermano la tenuta dell’economia italiana: per l’Italia si prevede una crescita del Pil persino superiore rispetto a quella ipotizzata nel Def nel 2023.
Il Pil (reale) aumenterà del 1,2% nel 2023 e del 1,1% nel 2023, a fronte di una crescita dell’Eurozona rispettivamente pari a +1,1% e +1,6%, con la Germania che quest’anno sarà solo leggermente positiva (+0,2%).
La Commissione stima un deflatore al 5,9%, che si riflette su un livello del Pil nominale superiore rispetto alle previsioni del Def.
Loutput gap (differenza tra Pil reale e Pil potenziale), è nettamente positivo nel 2023 (+1,1 punti) e si consoliderà nel 2024 (+1,3 punti).
Il Patto di stabilità e crescita resta sospeso anche per il 2023, incluso il percorso di rientro verso il pareggio di bilancio in termini strutturali.
L’Italia continua a registrare dal 2020 un disavanzo primario (-0,6% nel 2023), ma dal prossimo anno si dovrebbe tornare in positivo.
La spesa per interessi è elevata (4% nel 2023 e 4,1% nel 2024), di gran lunga i valori più alti dell’eurozona), con la conseguenza che l’indebitamento nel 2023 sarà ancora di 4,5% del Pil, per poi ridursi al -3,7% nel 2024.
In discesa il debito pubblico, che toccherà il 140,4% rispetto al Pil alla fine di quest’anno, in calo di 4 punti, per poi restare al 140,3% nel 2024, con le previsioni della Commissione europea migliori di quelle governative del Def e dovute a un Pil nominale che si presume più alto.

###################################################

DEF 2023

Previsioni dei principali indicatori macroeconomici e di finanza pubblica – Def (quadro programmatico), Anni 2023-2026 (milioni di euro e valori percentuali)
Def2023_tavola
(*) Previsioni contenute nella nota di aggiornamento al Def di settembre 2021

Evoluzione del debito pubblico – Def 2023, Nota def 2022, Autumn Forecast,  Anni 2022-2026 (valori percentuali rispetto al Pil)
Def2023_figuradebito

All’insegna dell’incertezza il 2023, per la prosecuzione della guerra in Ucraina e per la traiettoria di rientro dell’inflazione dopo l’impennata dei prezzi energetici che ha caratterizzato il 2022.
Nel 2022 si è consolidata la ripresa del Pil (+3,7%), con un completo recupero della flessione dovuta al Covid. Nel 2023 l’aumento sarà più modesto, con +1% in termini reali e +5,8% nominali (la differenza è dovuta all’aumento generalizzato dei prezzi).
I vincoli di bilancio previsti dal Patto di Stabilità e Crescita restano sospesi fino alla fine dell’anno, in attesa di una revisione dei criteri di valutazione per i livelli di allerta di deficit e debito ormai divenuti anacronistici .
L’indebitamento netto, dovrebbe attestarsi al 4,5% nel 2023, in linea con quanto ipotizzato nella Nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre, ma le due valutazioni differiscono per il trattamento riservato ai crediti fiscali per gli interventi edilizi, che sono stati di recente riclassificati e attribuiti per intero come maggiore spesa (e quindi maggior deficit) nel periodo 2020-2022. A seguito della riclassificazione l’indebitamento netto per il 2023 avrebbe dovuto essere ben più basso, ma evidentemente il Governo ha voluto tenere a propria disposizione un maggior margine di manovra, esponendo però l’Italia al rischio di procedura di infrazione per deficit eccessivo fin dal prossimo anno.
L’output gap, che misura la differenza tra la crescita reale e quella potenziale, è tornato positivo e tale resterà fino al 2026, con una crescita potenziale (un indicatore fortemente discrezionale) intorno all’1%.
Il pareggio di bilancio (in termini strutturali), è un obiettivo irraggiungibile nell’orizzonte di programmazione economica, dopo la forte deviazione dal percorso di rientro causata prima dall’epidemia e poi dal caro energia, che hanno reso necessario un intervento dello Stato per assicurare la tenuta economica e sociale del Paese. L’indebitamento strutturale si ridurrà dal -4,9% del 2023 al -3,2% del 2026.
Il debito pubblico (in rapporto al Pil) proseguirà nel 2023 il lento sentiero di discesa (142,1%), anche se il suo livello aumenterà di altri 114 miliardi, per arrivare a superare i 3 mila miliardi nel 2025, con le ovvie conseguenze in termini di interessi passivi da pagare annualmente. Il percorso di riduzione del rapporto debito/Pil è del tutto insufficiente a raggiungere il target indicato dal Fiscal compact (anch’esso al momento sospeso e forse definitivamente abbandonato con le nuove regole proposte dalla Commissione europea).

###################################################

Previsioni macroeconomiche – anno 2022

Previsioni macroeconomiche – anno 2021

Previsioni macroeconomiche – anno 2020

Previsioni macroeconomiche – anno 2019

Previsioni macroeconomiche – anno 2018

Previsioni macroeconomiche – anno 2017

Previsioni macroeconomiche – anno 2016

Previsioni macroeconomiche – anno 2015

Previsioni macroeconomiche – anno 2014

Un blog per informare