(aggiornato il 2 agosto 2023)
L’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio degli enti locali, prevista dal D.lgs 118/2011 è divenuta pienamente operativa con il Rendiconto 2016. Il Conto del bilancio, il Conto economico, lo Stato patrimoniale e il Piano degli indicatori e dei risultati sono pubblicati sul sito internet di ciascun Comune nella sezione Amministrazione trasparente –> Bilanci subito dopo l’approvazione del Rendiconto annuale, che deve avvenire entro il 30 aprile dell’anno successivo (differito al 31 maggio nel 2021). Il Piano degli indicatori e dei risultati di rendiconto degli enti locali (di seguito Piano degli indicatori o Piano), è un sistema di rapporti statistici normalizzati, costruiti secondo criteri e metodologie comuni, che consente di confrontare in maniera omogenea numerosi aspetti dei bilanci comunali. Ciascuna categoria che compone il Piano degli indicatori è stata trasformata in punteggi standardizzati, dai quali si ricava un indicatore sintetico della capacità di amministrazione dei Comuni[1].
Rendiconto 2022 – Grandi città
Nell’ambito del monitoraggio sul bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni, si anticipano i risultati di 9 grandi città italiane.
Sintesi dei principali risultati
Il rendiconto 2022 andava approvato entro il termine ordinario del 30 aprile 2023, con Bari e Napoli che hanno provveduto con circa un mese di ritardo. Ancora non approvato – o comunque non pubblicato – il bilancio consuntivo di Palermo.
- L’effetto degli interventi dello Stato sotto forma di trasferimenti ai Comuni, avviato nel 2020 per compensare le mancate entrate ordinarie e le maggiori spese sostenute per l’emergenza sanitaria, ha modificato la composizione dei bilanci comunali. Le entrate proprie rappresentano il 73% di quelle finali, 8 punti in meno rispetto al 2019.
- Nel 2022, le disponibilità di cassa sono aumentate di 1,5 miliardi rispetto al 2021 e tutte le grandi città possono contare su un buon margine di liquidità.
- Il disavanzo complessivo è stato di 2,7 miliardi di euro (erano quasi 3 nel 2021), di cui 2 miliardi solo a Napoli; i debiti da finanziamento sono 13,8 miliardi (praticamente invariati). In crescita del 1,5% il patrimonio netto.
- Sono 5 le città in avanzo (Milano, Bologna, Venezia, Genova e per il primo anno Bari) e le restanti 4 in disavanzo (Napoli, Torino, Roma e Firenze).
- Su ogni residente delle grandi città italiane grava mediamente un debito di 2.364 euro nei confronti dell’amministrazione locale (+0,7% rispetto al 2021). L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.492 euro), Napoli (3.223 euro), Milano (3.108 euro), Roma (2.274 euro, incluso il debito storico a carico della gestione commissariale).
- Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 12 giorni (dopo la loro scadenza), dovuti solo al ritardo di Napoli, in cui i fornitori attendono 206 giorni.
- La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 53% del valore accertato, invariata rispetto al 2021.
- Il Fondo crediti di dubbia esigibilità (somme che difficilmente saranno incassate) è di complessivi 11,7 miliardi (di cui 5,7 a Roma), più della metà dei residui attivi complessivi.
- La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) si riduce al 61%, con Napoli che non supera il 27%.
- L’incidenza della spesa per le missioni a maggior impatto per i cittadini sul totale degli impegni di spesa (al netto delle partite di giro) è del 60%, 2 in più dello scorso anno.
- Ogni dipendente comunale costa mediamente 415 euro per cittadino, ma a Bologna diventano 475.
- Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 254 euro (10 in più dello scorso anno) con 659 euro per abitante a Venezia e solo 116 a Bari.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Venezia (+10,1), seguita da Bologna (+4,8) e Genova (+4,4); anche Milano, Bari e Firenze conseguono punteggi positivi. Agli ultimi posti Napoli (-18,9), Roma (-6,7) e Torino (-3,1).
Grandicitta_rendiconto2022
Open data
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Rendiconto 2021
L’analisi del rendiconto di gestione dei principali comuni italiani si pone l’obiettivo di:
– aggregare i dati del bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni (comprendono circa un quinto del totale della popolazione) per offrire un quadro di sintesi di un importante settore della finanza locale;
– valorizzare il contenuto informativo del Piano degli indicatori, anche in un’ottica di confronto sintetizzata mediante una graduatoria della capacità amministrativa dei Comuni;
– rendere facilmente accessibili e scaricabili da un unico portale i dati di bilancio e una relazione ad uso del cittadino, che contiene anche alcuni dati di contesto (secondo uno schema standard di tabelle e grafici).
Sintesi dei principali risultati
- Il 2021 è stato caratterizzato da un parziale ritorno alla normalità, dopo la gestione straordinaria del 2020 segnato dall’inizio della pandemia e dal lockdown totale per oltre 2 mesi, in cui l’intervento dello Stato, sotto forma di ingenti contributi finanziari, ha consentito la messa in sicurezza dei bilanci comunali.
- Circa due terzi dei 32 principali Comuni italiani ha rispettato il termine ordinario del 30 aprile 2022 per l’approvazione del Rendiconto 2021. In ritardo molte città del Sud, le ultime delle quali sono state Messina (24 novembre), Catania (30 novembre) e Palermo (10 dicembre).
- Nel 2021, il disavanzo complessivo è sceso a 3,9 miliardi di euro (900 milioni meno del 2020), di cui 2,2 miliardi solo a Napoli.
- I debiti da finanziamento sono 17,2 miliardi, con Milano (5,2 miliardi), Roma (4,4 miliardi senza contare il debito storico della gestione commissariale) e Napoli (4,4 miliardi) le più indebitate.
- Sale a 62,5 miliardi di euro il patrimonio netto (1,8 in più del 2020), che rappresenta il 56,8% delle passività.
- Su ogni residente dei maggiori Comuni italiani (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 1.746 euro nei confronti dell’amministrazione locale (erano 1.744 nel 2020). L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.611 euro), Napoli (3.217 euro), Milano (3.113 euro), Salerno (2.991 euro), Reggio Calabria (2.527 euro), Roma (2.195 euro) e Genova (1.823 euro). Ciascun abitante di Modena ha invece un carico di soli 79 euro di debiti.
- Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 11 giorni (dopo la loro scadenza), in miglioramento rispetto ai 18 del 2020, ma a Napoli i fornitori devono attendere 228 giorni e a Reggio Calabria 154 giorni.
- La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 58% del valore accertato, invariata rispetto al 2020.
- I residui attivi (entrate accertate e non riscosse) salgono a 28,4 miliardi, 1,3 in più dello scorso anno. Più della metà di essi (51,2%) è accantonato nel Fondo crediti di dubbia esigibilità, ritenendo improbabile la loro riscossione. Dal 2016 (6 anni) sono stati cancellati 8,6 miliardi di euro di residui attivi divenuti inesigibili (1,8 miliardi nel 2021).
- L’incidenza degli incassi delle entrate proprie sulle previsioni definitive di parte corrente è risalita dal 46% del 2020 al 48% del 2021.
- La capacità di pagamento degli impegni di spesa per le missioni a maggiore impatto sociale è il 75% (più 2 punti), con Genova all’88% e Reggio Calabria al 51%.
- I residui passivi ammontano a 9,5 miliardi di euro, in diminuzione rispetto agli 11,3 miliardi del 2016.
- L’incidenza della spesa complessiva per istruzione e diritto allo studio (Missione 4); sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell’ambiente (Missione 9); trasporti e diritto alla mobilità (Missione 10); diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) sul totale degli impegni di spesa (al netto delle partite di giro) raggiunge appena il 56%.
- Ogni dipendente comunale costa mediamente 352 euro per cittadino, ma a Trieste diventano 523.
- Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 209 euro (4 in più dello scorso anno) anche se a Venezia hanno raggiunto i 521 euro, mentre a Latina sono solo 57 euro.
- L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Ferrara (9,6 punti, era terza nel 2020), seguita da Rimini (+8,1) e Venezia (+8). Sassari (4,7 punti), in tredicesima posizione è la prima città del sud.
- Agli ultimi posti Napoli (-21,3), Catania (-19,5) e Reggio Calabria (-18,6). Torino (-*,7 punti) è l’unica città del nord con punteggio fortemente negativo. Migliora nel punteggio Roma (da -8,6 a -6,3) e guadagna una posizione.
Rapporto 2021
Indicatore sintetico 2021 e schede per città
Open data
Per ogni Comune analizzato è possibile accedere alle serie annuali dei dati(*) di rendiconto e per le 10 principali città leggere la relazione sul bilancio consuntivo 2021, che contiene anche alcune informazioni demografiche e di contesto.
(*) Nel caso degli indicatori, i dati potrebbero non coincidere con quelli pubblicati dal Comune se è stata effettuata una correzione. Altre eventuali discordanze sono imputabili ad errori di trascrizione
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Rendiconto 2021 – Grandi città
Nell’ambito del monitoraggio sul bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni, si anticipano i risultati di 9 grandi città italiane.
Sintesi dei principali risultati
Nonostante il protrarsi dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 il termine per l’approvazione del rendiconto 2021 è tornato alla data ordinaria del 30 aprile 2022, con Bari e Napoli che hanno provveduto con circa un mese di ritardo. Ancora non approvato – o comunque non pubblicato – il bilancio consuntivo di Palermo.
- Dopo lo straordinario sostegno offerto nel 2020 dallo Stato ai Comuni sotto forma di trasferimenti a compensazione delle mancate entrate ordinarie e delle maggiori spese sostenute, con il rendiconto 2021 è stato intrapreso un percorso di graduale ritorno alla normalità.
- Nel 2021, le disponibilità di cassa sono aumentate di quasi 800 milioni rispetto al 2020, con una crescita generalizzata (anche Torino per la prima volta ha un margine di liquidità a fine anno).
- Il disavanzo complessivo è stato di 2,9 miliardi di euro (erano 3,6 nel 2020), di cui 2,2 miliardi solo a Napoli; i debiti da finanziamento sono 13,9 miliardi (+0,4%). In crescita del 2,8% il patrimonio netto.
- Su ogni residente delle grandi città italiane (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 2.348 euro nei confronti dell’amministrazione locale (+1% rispetto al 2020). L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.611 euro), Napoli (3.217 euro), Milano (3.113 euro), Roma (2.195 euro).
- Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 18 giorni (dopo la loro scadenza), ma a Napoli i fornitori attendono 228 giorni, a Roma 9 e a Torino 6.
- La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 53% del valore accertato, invariata rispetto al 2020.
- Il Fondo crediti di dubbia esigibilità supera gli 11 miliardi (di cui 5 a Roma), il 53% del totale dei residui attivi.
- La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 63%, con Napoli che non supera il 33%.
- L’incidenza della spesa per le missioni a maggior impatto per i cittadini sul totale degli impegni di spesa (al netto delle partite di giro) è di appena il 58%, 2 in più dello scorso anno.
- Ogni dipendente comunale costa mediamente 393 euro per cittadino, ma a Firenze diventano 446.
- Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 244 euro (5 in più dello scorso anno) con 521 euro per abitante a Venezia e solo 114 a Bari.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Venezia (+8,8), seguita da Bologna (+7,4) e Genova (+6,6); anche Milano, Firenze e Bari conseguono punteggi positivi. Agli ultimi posti Napoli (-19), Roma (-7,3) e Torino (-5,6).
Grandicitta_rendiconto2021
Open data
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Rendiconto 2020
L’analisi del rendiconto di gestione dei principali comuni italiani si pone l’obiettivo di:
– aggregare i dati del bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni (comprendono circa un quinto del totale della popolazione) per offrire un quadro di sintesi di un importante settore della finanza locale;
– valorizzare il contenuto informativo del Piano degli indicatori, anche in un’ottica di confronto sintetizzata mediante una graduatoria della capacità amministrativa dei Comuni;
– rendere facilmente accessibili e scaricabili da un unico portale i dati di bilancio e una relazione ad uso del cittadino, che contiene anche alcuni dati di contesto (secondo uno schema standard di tabelle e grafici).
Sintesi dei principali risultati
- Il 2020 è stato segnato dall’inizio della pandemia dovuta al Covid-19 e dal lockdown totale per oltre 2 mesi. Le amministrazioni comunali si sono trovate ad affrontare mancati introiti e spese impreviste, che in molti casi si sono andati a sovrapporre a situazioni già deficitarie. L’intervento dello Stato, sotto forma di ingenti contributi finanziari, ha consentito la messa in sicurezza dei bilanci comunali, che tutto sommato non risultano aver risentito molto della straordinarietà della situazione.
- Più di due terzi dei 32 principali Comuni italiani ha rispettato il termine del 31 luglio 2021 per l’approvazione del Rendiconto 2020. In ritardo molte città del Sud, le ultime delle quali sono state Palermo (il 25 gennaio 2022) e Catania (2 marzo 2022).
- Nel 2020, il disavanzo complessivo è sceso a 4,8 miliardi di euro (450 milioni meno del 2019), di cui 2,5 miliardi solo a Napoli.
- I debiti da finanziamento sono 17,3 miliardi (+3%), con aumenti rilevanti a Napoli e Salerno.
- Sale a 60,7 miliardi di euro il patrimonio netto (quasi 3 in più del 2019), che rappresenta il 56,1% delle passività.
- Su ogni residente dei maggiori Comuni italiani (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 1.744 euro nei confronti dell’amministrazione locale (erano 1.688 nel 2019). L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.812 euro), Salerno (3.574 euro), Napoli (3.277 euro), Milano (2.984 euro), Reggio Calabria (2.500 euro), Roma (2.075 euro) e Genova (1.917 euro). Ciascun abitante di Modena ha invece un carico di soli 55 euro di debiti.
- Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 18 giorni (dopo la loro scadenza), in miglioramento rispetto ai 24 del 2019, ma a Napoli i fornitori devono attendere 315 giorni e a Salerno 255 giorni.
- La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 58% del valore accertato, quattro punti in meno del 2019.
- L’incidenza degli incassi delle entrate proprie sulle previsioni definitive di parte corrente è scesa dal 52% del 2019 al 46% del 2020.
- La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 68%, con Sassari all’88% e Foggia ferma al 29%.
- L’incidenza della spesa complessiva per istruzione e diritto allo studio (Missione 4); sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell’ambiente (Missione 9); trasporti e diritto alla mobilità (Missione 10); diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) sul totale degli impegni di spesa (al netto delle partite di giro) raggiunge appena il 54%.
- Ogni dipendente comunale costa mediamente 355 euro per cittadino, ma a Trieste diventano 505.
- Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 205 euro (25 in più dello scorso anno) anche se a Venezia hanno raggiunto i 554 euro, mentre a Catania sono solo 45 euro.
- Il Piano degli indicatori e dei risultati di rendiconto degli enti locali, contiene importanti informazioni tra loro confrontabili (valori normalizzati), che sono stati trasformati in punteggi standardizzati che offrono una misura dello stato di salute dei bilanci comunali.
- L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Verona (8,6 punti, era sesta nel 2019), seguita da Bologna (+7,4) e a pari merito Ferrara e Ravenna (+7,2). Cagliari (6,2 punti), in settima posizione è la prima città del sud.
- Tra quelle monitorate, agli ultimi posti Napoli (-18,8), Palermo (-15,2) e Salerno (-14,8).Torino (-11,7 punti) è l’unica città del nord con punteggio fortemente negativo. Peggiora nel punteggio Roma (da -7,1 a -9,6) anche se rimane nella medesima posizione.
Rapporto 2020
Indicatore sintetico 2020 e schede per città
Open data
Per ogni Comune analizzato è possibile accedere alle serie annuali dei dati(*) di rendiconto e per le 10 principali città leggere la relazione sul bilancio consuntivo 2020, che contiene anche alcune informazioni demografiche e di contesto.
(*) Nel caso degli indicatori, i dati potrebbero non coincidere con quelli pubblicati dal Comune se è stata effettuata una correzione. Altre eventuali discordanze sono imputabili ad errori di trascrizione
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Rendiconto 2020 – Grandi città
Nell’ambito del monitoraggio sul bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni, si anticipano i risultati di 9 grandi città italiane.
Sintesi dei principali risultati
A seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 il termine per l’approvazione del rendiconto 2020 è stato rinviato al 31 maggio 2021, con Bari, Torino e Napoli in ritardo. Ancora non approvato – o comunque non pubblicato – il bilancio consuntivo di Palermo.
- I bilanci delle grandi città italiane hanno sostanzialmente retto l’urto della situazione pandemica, grazie soprattutto ai trasferimenti ricevuti dallo Stato, che hanno compensato la riduzione delle entrate tributarie ed extratributarie.
- Nel 2020, le disponibilità di cassa sono aumentate di 855 milioni rispetto al 2019, con una crescita generalizzata (ad eccezione di Torino che ha liquidità pari a zero).
- E’ ripreso il percorso di risanamento delle finanze: il disavanzo complessivo è stato di 3,6 miliardi di euro (erano 3,9 nel 2019), di cui 2,5 miliardi solo a Napoli; i debiti da finanziamento sono 13,8 miliardi (+4,2%). In crescita del 6,2% il patrimonio netto.
- Su ogni residente delle grandi città italiane (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 2.325 euro nei confronti dell’amministrazione locale (+3,4% rispetto al 2019). L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.812 euro), Napoli (3.277 euro), Milano (2.984 euro), Roma (2.075 euro).
- Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 33 giorni (dopo la loro scadenza), ma a Napoli i fornitori attendono 315 giorni, a Torino 58 giorni, a Roma 11.
- La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 53% del valore accertato, 2 punti in meno del 2019.
- Il Fondo crediti di dubbia esigibilità cresce di oltre 1 miliardo e raggiunge i 10,9 miliardi (di cui 4,8 miliardi a Roma), il 52,5% del totale dei residui attivi.
- La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 61%, con Napoli che non supera il 38%.
- L’incidenza della spesa complessiva per istruzione e diritto allo studio (Missione 4); sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell’ambiente (Missione 9); trasporti e diritto alla mobilità (Missione 10); diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) sul totale degli impegni di spesa (al netto delle partite di giro) è di appena il 56%, 2 punti in più dello scorso anno.
- Ogni dipendente comunale costa mediamente 396 euro per cittadino, ma a Milano diventano 459.
- Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 240 euro (37 in più dello scorso anno) con 554 euro per abitante a Venezia e solo 133 a Bari.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Bologna (+9,8), seguita da Venezia (+8) e Genova (+5,3); anche Firenze, Bari e Milano conseguono un punteggio positivo. Agli ultimi posti Napoli (-17,9), Torino (-10,4) e Roma (-7,2).
Grandicitta_rendiconto2020
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Rendiconto 2019
L’analisi del rendiconto di gestione dei principali comuni italiani, è giunto alla sua quarta edizione.
Obiettivi del progetto sono:
– aggregare i dati del bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni (comprendono circa un quinto del totale della popolazione) per offrire un quadro di sintesi di un importante settore della finanza locale;
– valorizzare il contenuto informativo del Piano degli indicatori, anche in un’ottica di confronto sintetizzata mediante una graduatoria della capacità amministrativa dei Comuni;
– rendere facilmente accessibili e scaricabili da un unico portale i dati di bilancio e una relazione ad uso del cittadino, che contiene anche alcuni dati di contesto (secondo uno schema standard di tabelle e grafici).
Sintesi dei principali risultati
Circa due terzi dei 32 principali Comuni italiani ha rispettato il termine del 30 giugno 2020 per l’approvazione del Rendiconto 2019. In ritardo molte città del Sud, tra cui Palermo (ad ottobre). Ancora non approvato – o comunque non pubblicato – il bilancio consuntivo di Catania (città in dissesto finanziario).
Nel 2019, il disavanzo complessivo è salito a 5,1 miliardi di euro (2 in più del 2018), di cui 2,6 miliardi solo a Napoli.
I debiti da finanziamento sono 16,2 miliardi (+0,3%). Invariato a 56 miliardi di euro il patrimonio netto, che rappresenta il 55,6% delle passività.
Su ogni residente dei maggiori Comuni italiani (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 1.723 euro nei confronti dell’amministrazione locale. L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.824 euro), Milano (2.946 euro), Napoli (2.794 euro), Salerno (2.769 euro), Reggio Calabria (2.509 euro), Roma (2.150 euro comprensivi anche della gestione commissariale) e Genova (1.917 euro).
Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 25 giorni (dopo la loro scadenza), ma a Napoli i fornitori devono attendere 396 giorni e a Salerno 228.
La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 61% del valore accertato, due punti in meno del 2018.
La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 70%, con Sassari all’88% e Foggia ferma al 30%.
L’incidenza della spesa complessiva per istruzione e diritto allo studio (Missione 4); sviluppo sostenibile, tutela del territorio e dell’ambiente (Missione 9); trasporti e diritto alla mobilità (Missione 10); diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) sul totale degli impegni di spesa (al netto delle partite di giro) raggiunge appena il 53%.
Ogni dipendente comunale costa mediamente 356 euro per cittadino, ma a Trieste diventano 507.
Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 184 euro (13 in più dello scorso anno) anche se a Milano hanno raggiunto i 366 euro, mentre a Latina sono solo 53 euro.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Venezia (9,5 punti, era settima nel 2018), seguita da Parma (+9,2) e Reggio Emilia (+8,6). Sassari (5,2 punti), in decima posizione è la prima città del sud.
La peggiore città, ma fuori classifica in quanto non è stato ancora approvato e pubblicato il rendiconto 2018, non può che essere Catania, che si trova in condizioni di dissesto finanziario.
Tra quelle monitorate, agli ultimi posti Reggio Calabria (-18,6), Napoli (-18) e Salerno (-16,4).Torino (-16,1 punti) è l’unica città del nord con punteggio negativo. Invariata nel punteggio e non guadagna posizioni Roma (-8,5 punti).
Rapporto 2019
Indicatore sintetico 2019 e schede per città
Open data
Per ogni Comune analizzato è possibile accedere alle serie annuali dei dati(*) di rendiconto oppure leggere la relazione sul bilancio consuntivo 2019, che contiene anche alcune informazioni demografiche e di contesto.
(*) Nel caso degli indicatori, i dati potrebbero non coincidere con quelli pubblicati dal Comune se è stata effettuata una correzione. Rggio Calabria non ha pubblicato il Piano degli Indicatori, che sono stati ricavati dai dati di bilancio (ove possibile) o ripetuti i numeri del 2018. Altre eventuali discordanze sono imputabili ad errori di trascrizione
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Rendiconto 2019 – Grandi città
Nell’ambito del monitoraggio sul bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni, si anticipano i risultati delle grandi città italiane.
Sintesi dei principali risultati
A seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 il termine per l’approvazione del rendiconto 2019 è stato rinviato al 30 giugno 2020, con Bari, Torino e Napoli in leggero ritardo. Ancora non approvato – o comunque non pubblicato – il bilancio consuntivo di Palermo.
Nel 2019, si è arrestato il percorso di risanamento delle finanze: il disavanzo complessivo è stato di 3,9 miliardi di euro (erano 2,5 nel 2018), di cui 2,6 miliardi solo a Napoli; i debiti da finanziamento sono 13,2 miliardi (+0,5%). In crescita del 1,1% il patrimonio netto.
Su ogni residente delle grandi città italiane (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 2.284 euro nei confronti dell’amministrazione locale (+0,4% rispetto al 2018). L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.824 euro), Milano (2.946 euro), Napoli (2.794 euro), Roma (2.150 euro).
Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 49 giorni (dopo la loro scadenza), ma a Napoli i fornitori devono attendere 396 giorni (75 in più che nel 2018), a Torino 49 giorni, a Roma 27 e a Milano 12 .
La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 64% del valore accertato, invariata rispetto al 2018.
Il Fondo crediti di dubbia esigibilità cresce di oltre 1 miliardo e raggiunge i 10,5 miliardi (di cui 4,4 miliardi a Roma), il 51% del totale dei residui attivi.
La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 68%, con Napoli che non supera il 41% Ogni dipendente comunale costa mediamente 391 euro per cittadino, ma a Venezia diventano 464.
Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 201 euro (23 in più dello scorso anno) con 366 euro per abitante a Milano e solo 86 a Torino.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto la conferma di Venezia (+11,8), seguita da Bologna (+8,9) e Genova (+6,9); anche Bari, Milano e Firenze conseguono un punteggio positivo. Agli ultimi posti Napoli(-15,8), Torino (-13,5) e Roma (-7,6).
Rapporto Grandi città 2019
Open data
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Rendiconto 2018
L’analisi del rendiconto di gestione dei principali comuni italiani, è giunto alla sua terza edizione. Obiettivi del progetto sono:
– aggregare i dati del bilancio finanziario ed economico-patrimoniale dei 32 comuni italiani di maggiori dimensioni (comprendono circa un quinto del totale della popolazione) per offrire un quadro di sintesi di un importante settore della finanza locale;
– valorizzare il contenuto informativo del Piano degli indicatori, anche in un’ottica di confronto sintetizzata mediante una graduatoria della capacità amministrativa dei Comuni;
– rendere facilmente accessibili e scaricabili da un unico portale i dati di bilancio e una relazione ad uso del cittadino, che contiene anche alcuni dati di contesto (secondo uno schema standard di tabelle e grafici).
Sintesi dei principali risultati
Anche nel 2018, è proseguito il percorso di risanamento delle finanze: il disavanzo complessivo è stato di 3,12 miliardi di euro (-12,9% rispetto al 2017), di cui 1,6 miliardi solo a Napoli; i debiti da finanziamento sono 16,2 miliardi (-3,6%). In crescita del 7% il patrimonio netto.
Su ogni residente dei maggiori Comuni italiani (neonati inclusi) grava mediamente un debito di 1.723 euro nei confronti dell’amministrazione locale. L’indebitamento pro-capite è massimo a Torino (3.876 euro), Milano (3.029 euro), Salerno (2.746 euro), Napoli (2.645 euro), Reggio Calabria (2.555 euro), Roma (2.093 euro) e Genova (1.926 euro).
Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 37 giorni (dopo la loro scadenza), ma a Napoli i fornitori devono attendere 321 giorni, a Salerno 260 e a Reggio Calabria 214.
La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 63% del valore accertato, invariata rispetto al 2017.
La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 69%, con Napoli ferma al 28%.
Ogni dipendente comunale costa mediamente 363 euro per cittadino, ma a Trieste diventano 524.
Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 171 euro (21 in più dello scorso anno) anche se a Trieste hanno raggiunto i 486 euro, mentre a Latina sono solo 16 euro.
L’indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Ravenna (+9,7), seguita da Parma (+8,4) e Modena (+7,2), tutte e tre dell’Emilia Romagna. Cagliari (+6,2) è la prima città del mezzogiorno.
La peggiore città, ma fuori classifica in quanto non è stato ancora approvato e pubblicato il rendiconto 2018, non può che essere Catania, che si trova in condizioni di dissesto finanziario.
Tra quelle monitorate, agli ultimi posti Napoli (-19), Reggio Calabria (-18,1) e Salerno (-14). Torino (-11,6 punti) è l’unica città del nord con punteggio fortemente negativo. Arretra nel punteggio e non guadagna posizioni Roma (-8,6 punti).
Rapporto completo 2018
Indicatore sintetico 2018 e schede per città
Open data
Per ogni Comune analizzato è possibile accedere alle serie annuali dei dati(*) di rendiconto oppure leggere la relazione sul bilancio consuntivo 2018, che contiene anche alcune informazioni demografiche e di contesto.
(*) Nel caso degli indicatori, i dati potrebbero non coincidere con quelli pubblicati dal Comune se è stata effettuata una correzione. Altre eventuali discordanze sono imputabili ad errori di trascrizione
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Rendiconto 2017
Nel 2017, è proseguito il percorso di risanamento delle finanze: il disavanzo complessivo dei 29 principali Comuni italiani è stato di 4,17 miliardi di euro (-3,5% rispetto al 2016), di cui 1,7 miliardi solo a Napoli; i debiti da finanziamento sono 17,2 miliardi (-2,7%). In crescita di 1,5% il patrimonio netto.
Ogni dipendente comunale costa mediamente 320 euro per cittadino, ma a Trieste diventano 495.
L’indebitamento pro-capite è maggiore a Torino (4.000 euro), Milano (3.054 euro), Salerno (2.698 euro), Napoli (2.693 euro), Reggio Calabria (2.675 euro) e Roma (2.120 euro, comprensivi del debito della gestione commissariale). In media è di 1.406 euro.
Il ritardo medio nel pagamento delle fatture commerciali è di 41 giorni (oltre il tetto massimo dei 30 previsti per legge), ma a Napoli i fornitori devono attendere 310 giorni, a Salerno 216 e a Catania 156.
La percentuale di riscossione delle entrate di natura tributaria, contributiva e perequativa (Titolo 1) è pari al 62% del valore accertato, in diminuzione di 3 punti rispetto al 2016.
La capacità di pagamento degli impegni di spesa per diritti sociali, politiche sociali e famiglia (Missione 12) è il 69%, con Napoli ferma al 34%.
Gli investimenti complessivi pro capite sono stati di 149 euro (14 in meno dello scorso anno), ma a Firenze hanno raggiunto i 324 euro.
L’Indicatore sintetico della capacità di amministrazione vede al primo posto Modena (+11,2), seguita da Rimini (+10,4) e Parma (+8,4). Cagliari, al quinto posto, è la prima città del mezzogiorno. Ai primi 9 posti ci sono 6 comuni dell’Emilia Romagna. Agli ultimi posti Catania (-17,6), Reggio Calabria (-15,6) e Napoli (-13,1). Torino (-10,8 punti) è l’unica città del nord con punteggio fortemente negativo.
Rapporto completo 2017
Tavole e figure
Indicatore della capacità di amministrazione e schede per città
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Rendiconto 2016
Sono stati confrontati gli indicatori di 29 Comuni capoluogo. La graduatoria vede al primo posto Rimini (+10,3), seguita da Parma (+9,8) e Reggio Emilia (+9,4). Ai primi 7 posti ci sono 6 comuni dell’Emilia Romagna. In terreno positivo solo due comuni del Sud, Taranto e Bari. Agli ultimi posti Napoli (-15,3), Catania (-15,1) e Reggio Calabria (-15). L’unica in negativo tra le citta del Nord è Torino, quartultima.
Rendiconto 2016: graduatoria, tavola riepilogativa e scheda per città
[1] Nota metodologica – Gli indicatori normalizzati sono stati sottoposti a un processo di validazione con i dati di bilancio e in alcuni casi, laddove necessario, sono stati rettificati. La standardizzazione si ottiene sottraendo dal valore dell’indicatore la media e dividendo per la deviazione standard. In questo modo si ottiene per ciascun indicatore, una distribuzione di punteggi con media 0 e deviazione standard pari a 1, in cui la somma dei punteggi positivi equivale alla somma di quelli negativi. Se l’indicatore indica una criticità il punteggio viene preso con il segno meno davanti. I punteggi standardizzati possono essere sommati tra loro, attribuendo ad ogni categoria la stessa importanza. Il totale dei punteggi standardizzati sintetizza la capacità di amministrazione di un Comune, in termini relativi rispetto agli altri.