Confronti internazionali

(aggiornato il 24 ottobre 2023)

Fonte: Eurostat

Con la diffusione dei dati della procedura per deficit eccessivi (PDE) e l’aggiornamento del database Eurostat dei conti economici nazionali è possibile tracciare (ad aprile) un bilancio consuntivo dell’anno appena trascorso o valutare (ad ottobre) il quadro macroeconomico previsionale  per l’anno in corso, verificando lo scostamento rispetto alle previsioni delle principali determinanti della finanza pubblica nell’area dell’Euro.

Previsioni 2023 (settembre) e 2024

Documento programmatico di bilancio – previsioni di crescita nei principali Paesi dell’Eurozona – 2023-2024(valori percentuali)
2023_edp2_fig1a

Quadro macroeconomico previsionale nei principali Paesi dell’Eurozona – 2023(milioni di euro e valori percentuali)
2023_edp2_tav1

Quadro previsionale riassuntivo dell’Eurozona – 2022-2023(milioni di euro e valori percentuali)
2023_edp2_tav2

Con l’aggiornamento delle previsioni per il 2023, notificate a Eurostat il 30 settembre scorso e la trasmissione alla Commissione del Quadro programmatico di bilancio 2024, avvenuta il 15 ottobre, si delinea il quadro macroeconomico e dei conti pubblici nell’Eurozona per l’anno in corso e per il successivo.
Nel 2023, il Pil reale dell’eurozona dovrebbe aumentare di 0,9%, in deciso rallentamento dopo il 3,4% dell’anno precedente, per le tensioni internazionali che limitano la crescita. Le economie più dinamiche sono quelle di Spagna (+2,4%), Grecia (+2,3%) e Portogallo (+2%). Sotto la media l’Italia (+0,8%), in compagnia dei Paesi Bassi (+0,7%), Germania (+0,4%), Finlandia, con l’Austria addirittura in flessione (-0,4%).
Il prossimo anno, la crescita dell’eurozona dovrebbe aumentare di 1,7%, con l’Italia solo all’1,2%, il valore più basso della compagine.
Nel 2023, il disavanzo primario, dopo gli interventi pubblici dovuti all’emergenza sanitaria e al caro energia degli scorsi anni, dovrebbe scendere sotto i 250 miliardi di euro (10 in meno del 2022), di cui 92 in Francia, 71 in Germania, 28 in Italia e 22 in Spagna.
La spesa per interessi (231 miliardi) è stabile rispetto allo scorso anno, con l’onere maggiore che ricade sull’Italia (quasi 80 miliardi, più di un terzo del totale dell’Eurozona).
Il rapporto deficit/Pil si riduce al -3,4%, con Belgio e Italia ben al di sopra della media. Nel 2024 terminerà la clausola di salvaguardia e, qualora non siano modificate le regole del Patto di stabilità entro dicembre, si prefigura la possibilità dell’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivi per numerosi Paesi, tra cui l’Italia.
I flussi finanziari (raccordo disavanzo-debito) sono negativi per oltre 70 miliardi di euro e il debito pubblico supera i 13 mila miliardi di euro, riducendosi però rispetto al Pil nominale (91,4%).
Rispetto alle stime di aprile, il quadro macroeconomico dell’eurozona vede un miglioramento di tutti i parametri fondamentali. Anche il Pil (nominale) è rivisto in aumento di 33 miliardi, mentre l’inflazione dovrebbe proseguire il suo percorso di rientro, dopo l’impennata del 2022.

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Previsioni 2023 (aprile)

Quadro macroeconomico previsionale nei principali Paesi dell’Eurozona  – 2023  –  (milioni di euro e valori percentuali)
2023_edp_tav1

Nel 2023 il Pil nominale dell’eurozona (che da quest’anno include anche la Croazia) dovrebbe aumentare del 6,2%, ma solo l’1,1% è la crescita reale, mentre la restante parte è dovuta all’aumento dei prezzi. Tra i principali Paesi, a crescere maggiormente saranno l’Irlanda (+9,8%), Paesi Bassi (+8,1%) e Austria (+7,4%). La crescita nominale dell’Italia (+5,7%, di cui 1,2% reale) dovrebbe essere di poco inferiore a quella dell’Eurozona, Germania e Francia.
Il disavanzo primario è di 304 miliardi di euro (sono stati 257 nel 2022) e la spesa per interessi risale a 238 miliardi, in conseguenza dell’aumento dei tassi Bce che hanno raggiunto il 3,75%. Il rapporto deficit/Pil peggiora da -3,6% a -3,8%, con il Belgio ancora al 5% (la procedura per deficit eccessivi è sospesa dal 2020). Il debito pubblico al lordo degli aiuti tra Paesi, supera i 13 trilioni di euro, ma è ampiamente sotto la soglia del 100% del Pil, che fu sfiorata nel 2020.

Consuntivo 2022

 L’andamento del Pil reale nell’area dell’Euro – Anno 2022 (variazioni percentuali)
2023_edp_fig1

Nel 2022 l’aumento del Pil nell’area Euro si è consolidata al 3,5%, con l’Irlanda al 12% e la Germania al 1,8%. L’Estonia è l’unico Paese ad accusare una flessione (-1,3%).

 L’andamento del Pil reale nell’area dell’Euro – Periodo 2019-2022 (variazioni percentuali)
2023_edp_fig2

Tutti i Paesi dell’Euroarea hanno recuperato il livello pre-pandemico del 2019, fatta eccezione per la Spagna che è ancora sotto di 1,3 punti percentuali. A fronte di una media del 2,4% in tre anni, la crescita in Irlanda è stata del 35,1% e i più piccoli (tranne i Paesi Bassi) hanno fatto registrare i migliori risultati. L’Italia (+1%) è al terz’ultimo posto, ma ancora peggio ha fatto la Germania (+0,6%) e come detto la Spagna. L’Italia non è ancora neanche tornata ai livelli antecedenti la crisi finanziaria del 2008 (-1,8%), condividendo questa spiacevole condizione con la sola Grecia (-19,6%).

 Scomposizione della variazione del debito pubblico dell’Unione Monetaria Europea – Anni 2011-2023 (valori percentuali)
2023_edp_fig3

Nel 2022, al lordo degli aiuti internazionali concessi ai paesi dell’area che ammontano a circa 220 miliardi di euro, il debito pubblico per i 19 Paesi dell’Uem è stato di 12.480 miliardi di euro, in aumento di 450 miliardi rispetto al 2021.
Il percorso di riduzione r
ispetto al Pil è però ripreso, con il rapporto  passato da 97,2% del 2021 a 93,1% nel 2022.
L’effetto ‘snow ball’, che incorpora la spesa per interessi nominali, l’inflazione e la crescita reale è sceso di 5,7 punti. Il disavanzo primario ha contribuito per 1,9 punti mentre il raccordo disavanzo/debito è appena negativo (-0,3 punti).
La riduzione del debito rispetto al Pil dovrebbe proseguire a un ritmo più contenuto anche nel 2023, in cui si riduce lo snow ball, aumenta il disavanzo primario e il raccordo disavanzo/debito vira in positivo.

Esposizione in strumenti finanziari derivati nell’Unione Monetaria Europea – Anni 2011-2022 (milioni di euro)
2023_edp_fig4

L’esposizione in strumenti finanziari derivati nell’Euroarea riguarda quasi esclusivamente l’Italia, che nel periodo 2011-2022 ha corrisposto pagamenti per 35,7 miliardi e altre passività per 15,2 miliardi, per un totale di 51 miliardi di euro. Tuttavia nel 2022, per la prima volta da 12 anni, l’esposizione in derivati si è ridotta di 261 milioni per l’aumento dei tassi di interesse, parallelamente è però aumentata la spesa per interessi. In misura minore sono interessati la Germania (12,2 miliardi di euro), l’Austria (4,5 miliardi), la Grecia (3,5 miliardi) e la Spagna (3 miliardi). Da notare che alcuni Stati dell’Unione monetaria hanno ricavato un rendimento dalla gestione dei derivati, in particolare i Paesi Bassi (27 miliardi di euro).

Confronto previsioni e consuntivo

Differenza tra stima iniziale e dato finale del Pil nominale (*) nei principali Paesi dell’Euroarea – Anni 2008-2022 (valori percentuali)
2023_edp_tav2bis
(*) Negli anni in cui la stima iniziale era riferita al Sec 1995 e quella finale al Sec2010 è stato applicato il coefficiente di rivalutazione ricavabile dal confronto tra le due serie. Per il 2014 è stato utilizzato il coefficiente di rivalutazione del 2013.

La previsione iniziale per il 2022 (notifica EDP di aprile 2022, integrata dalle previsioni di primavera della Commissione europea) è stata rivista in miglioramento di 2,6%, con tutti i Paesi che erano stati più prudenti nel valutare l’aumento, per il duplice effetto dell’inflazione e della crisi ucraina. 
Nel periodo 2008-2022 si è avuta mediamente una revisione al rialzo delle stime del Pil nominale di 0,5%, con performance peggiori per Grecia (-3,1%) e Spagna (-1,8%). Solo per Irlanda (+6,2%), Belgio (+1,6%) e Germania (+1%) i risultati a consuntivo sono stati nettamente migliori.
Per l’Italia, fino al 2014 le previsoni erano sottostimate rispetto al consuntivo, ma dal 2015 in poi la tendenza si è invertita, preferendo una maggiore cautela iniziale.

Saldo primario in rapporto al Pil nei principali Paesi dell’Eurozona – 2022 (previsione e consuntivo) e 2023 (previsione) – (valori percentuali)
2023_edp_fig5

Nel 2022, il saldo primario nell’Uem è stato negativo (-1,9%) ma meno della previsione iniziale (-2,7%); i maggiori disavanzi si sono avuti in Italia (-3,6%) e Francia (-2,8%), con pochi Paesi in avanzo. Le previsioni per il 2023 indicano un leggero peggioramento (-2,1%), imputabile principalmente alla Germania.

Indebitamento in rapporto al Pil nei principali Paesi dell’Eurozona2022 (previsione e consuntivo) e 2023 (previsione) – (valori percentuali)
2023_edp_fig6

L’indebitamento è risultato pari a 3,6% del Pil, ben migliore della previsione iniziale (4,1%). Molti Paesi dell’Uem hanno fatto registrare nel 2022 valori superiori alla soglia del 3%, ma la procedura per deficit eccessivi è temporaneamente sospesa. L’Italia ha avuto il più alto indebitamento nel 2022 (8%), dovuto alla riclassificazione dei crediti fiscali su Superbonus e bonus facciate. Nel 2023 l’indebitamento netto continuerà ad essere consistente e in leggero aumento, sempre a causa della Germania.

Raccordo disavanzo-debito in rapporto al Pil nei principali Paesi dell’Eurozona2022 (previsione e consuntivo) e 2023 (previsione) – (valori percentuali)
2023_edp_fig7

Per l’eurozona nel suo complesso il raccordo disavanzo-debito è stato quasi nullo nel 2022 (-0,3% del Pil), mentre nel 2022 dovrebbe cambiare segno ed essere più consistente (+0,9%, oltre 120 miliardi). Le differenze tra i Paesi sono notevoli: mentre Italia, Grecia, Germania e Irlanda hanno ridotto nel 2022 la loro posizione debitoria per i flussi finanziari, non ricompresi nel calcolo dell’indebitamento, altri Paesi hanno sperimentato l’effetto opposto.
Per l’Italia ha inciso in misura rilevante il disallineamento tra competenza (deficit) e cassa (debito), sempre in conseguenza della riclassificazione dei crediti fiscali.

Debito pubblico in rapporto al Pil nei principali Paesi dell’Eurozona – 2022 (previsione e consuntivo) e 2023 (previsione) – (valori percentuali)
2023_edp_fig8

Il debito pubblico dell’eurozona, al lordo dei finanziamenti tra Paesi (partecipazione ai fondi salva-Stati), nel 2021 è sceso al 93,1%, 2,2 punti in meno rispetto alla previsione iniziale. L’Italia (144,4%) ha il secondo maggior debito dopo la Grecia (171,3%) e nel 2023 dovrebbe leggermente diminuire.

Tasso di interesse implicito(*) nei principali Paesi dell’Eurozona – 2022 (previsione e consuntivo) e 2023 (previsione) – (valori percentuali)
2023_edp_fig9
(*) Rapporto tra spesa per interessi e stock di debito pubblico dell’anno precedente.

Il tasso medio di interesse sul debito pubblico nel 2022 è risalito al 1,9% nell’eurozona, in conseguenza dell’aumento dei tassi di riferimento Bce e dovrebbe rimanere invariato nel 2023. Tutti i Paesi hanno beneficiato in questi anni della riduzione dei tassi di interesse (era il 4,7% nel 2008), ma l’Italia (3,1% nel 2022 e 2,7% nel 2023) mostra il valore più alto in assoluto, dovuto alle emissioni di titoli di Stato poliennali effettuate in passato a tassi di interesse molto elevati rispetto ai livelli attuali. Ciò comporta un aggravio di spesa annuale per interessi, maggiore di quello sopportato da altri Paesi.

Investimenti in rapporto al Pil nei principali Paesi dell’Eurozona2022 (previsione e consuntivo) e 2023 (previsione) – (valori percentuali)
2023_edp_fig10

Nel 2022, si è stabilizzata al 3% la spesa per investimenti pubblici nell’eurozona, con una previsione del 3,1% per il 2023, avvicinandosi al 3,4% del 2010. L’Italia (2,7%), anche se in buona compagnia, è ancora al di sotto della media. La realizzazione dei progetti previsti dal cronoprogramma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che si avvale del finanziamento straordinario del Recovery Fund (sovvenzioni e prestiti), dovrebbe consentire di arrivare al 3,3% nel 2023.

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Confronti internazionali 2021-2022

Confronti internazionali 2020-2021

Confronti internazionali 2019-2020

Confronti internazionali 2018-2019

Confronti internazionali 2017-2018

Confronti internazionali 2016-2017

Confronti internazionali 2015-2016

Confronti internazionali 2014-2015

Articoli collegati: Paesi europei in disaccordo anche sulle ipotesi di base per le previsioni

Un blog per informare