La lunga gestazione della Scuola di Alta Formazione

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

Aula_scolastica

Anche le questioni apparentemente più semplici, come la creazione e la messa in funzione della Scuola di Alta formazione dell’istruzione, si scontrano con procedure farraginose che generano ritardi nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La riforma 2.2 della Missione 4 (istruzione e ricerca), Componente 1 (Potenziamento della didattica e diritto allo studio) prevede la costituzione della Scuola di Alta Formazione e formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo. In ballo ci sono 34 milioni di euro, per formare un milione di unità di personale scolastico entro il 2025.

L’obiettivo della riforma è quello di superare l’attuale frammentazione – anche territoriale – dei percorsi formativi, che al momento non sono oggetto di una strategia nazionale unificata, e di costruire un sistema organico di formazione di qualità per il personale della scuola, in linea con un continuo sviluppo professionale e di carriera.

Il Decreto legge n. 36, del 30 aprile 2022, ha introdotto il Capo IV-bis al Decreto legislativo n. 59 del 2017 (articoli 16-bis e 16-ter), che istituisce la Scuola, sotto la vigilanza del Ministero dell’Istruzione e del Merito, conseguendo in tal modo uno dei traguardi del Pnrr previsti per il 31 dicembre 2022.

La Scuola promuove e coordina la formazione in servizio dei docenti di ruolo, in coerenza e continuità con la formazione iniziale, nel rispetto dei principi del pluralismo e dell’autonomia didattica del docente, garantendo elevati standard di qualità uniformi su tutto il territorio nazionale; coordina e indirizza le attività formative dei dirigenti scolastici, dei direttori dei servizi amministrativi generali, del personale amministrativo, tecnico e ausiliario; assolve alle funzioni correlate alla formazione continua degli insegnanti; sostiene un’azione di costante relazione cooperativa e di coprogettazione con le istituzioni scolastiche per la promozione della partecipazione dei docenti alla formazione e alla ricerca educativa.

Per lo svolgimento delle sue attività istituzionali, si avvale dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) e dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI); è dotata di autonomia amministrativa e contabile, ha un organico di 14 unità (Direttore generale, un dirigente di seconda fascia e 12 funzionari) e per il suo funzionamento è previsto un budget di 2 milioni di euro annui dal 2023.

Organi della Scuola sono il Presidente, che dura in carica quattro anni ed è un professore universitario ordinario o un soggetto con competenze manageriali parimenti dotato di particolare e comprovata qualificazione professionale nell’ambito dell’istruzione e formazione; il Comitato d’indirizzo, formato da 5 membri (il Presidente della Scuola, dell’Indire, dell’Invalsi e due componenti di alta qualificazione professionale nominati dal Ministro dell’Istruzione e del Merito); il Comitato scientifico internazionale, composto da 7 membri, nominati dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, ai quali spettano esclusivamente i rimborsi per le spese di viaggio, vitto e alloggio.

Nell’estate 2022, sembrava che tutto fosse pronto per partire ma, con la caduta di Draghi e l’arrivo a Palazzo Chigi della nuova compagine governativa, la procedura si è fermata. Per accelerare l’avvio delle attività della Scuola, la legge di bilancio 2023 (Legge 197/2022) ha stabilito il termine del 1° marzo 2023, entro il quale dovevano essere nominati il Presidente della scuola e i componenti del Comitato scientifico internazionale.

Tutto a posto, quindi? Non proprio.

Il Comitato di selezione, incaricato di sottoporre al Ministro una rosa di nominativi per la scelta del Presidente della Scuola e di due componenti del Comitato di indirizzo, è stato nominato solo il 16 febbraio 2023 e il 2 marzo è stato pubblicato l’avviso per raccogliere le candidature, da inviare entro il 17 marzo. Da allora, tutto fermo.

Un secondo Comitato di selezione, incaricato di sottoporre al Ministro una rosa di 14 nominativi tra cui scegliere i 7 componenti (al massimo) del Comitato scientifico internazionale, è stato nominato il 23 febbraio 2023 e il 24 marzo è stato pubblico l’avviso pubblico per raccogliere le candidature, da inviare entro l’8 aprile con posta elettronica certificata. Con decreto ministeriale del 7 giugno 2023 è stata ampliata da 14 a 25 la rosa di nominativi da sottoporre al Ministro e, a seguito di tale decisione, il 22 giugno sono stati riaperti i termini per acquisire nuove candidature – fatte salve quelle già pervenute – entro il 3 luglio. Solo il 30 giugno ci si è resi conto che non tutti, non fosse altro per i residenti all’estero, possiedono una casella Pec ed è quindi stata data la possibilità di inviare la domanda anche per posta elettronica ordinaria.

Insomma, tra burocrazia e disattenzioni, a distanza di più di 4 mesi dal termine indicato con la Legge di Bilancio, gli organi della Scuola di Alta Formazione per il personale scolastico non sono stati ancora nominati, né è dato sapere quando si concluderà la designazione, quando saranno costituiti gli Uffici e quando si potrà finalmente dare il via ai lavori.