Ecco dove sono finiti i soldi per contrastare la pandemia nel 2020

di Franco Mostacci
pubblicato su La Voce.info e su Il Foglietto della Ricerca

Ristori_sostegni
L’intervento dello Stato per sostenere economicamente imprese, famiglie e governi locali messi a dura prova dall’emergenza sanitaria era inevitabile. Ma forse le risorse a debito impegnate sono state eccessive. E non sempre sono andate a chi ne aveva bisogno.

Il Bilancio dello Stato per il 2020 mostra che gli impegni di spesa per le uscite finali (spesa corrente e in conto capitale), inizialmente previsti in 663 miliardi di euro, sono cresciuti in corso d’anno di altri 212 miliardi (+32%), raggiungendo una cifra di gran lunga superiore a quella degli anni precedenti (l’assestamento nel 2019 era stato di appena 4,1 miliardi).

Bilancio dello Stato per titoli – esercizio finanziario 2020 (milioni di euro)
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Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato

Tutto ciò si è tradotto in un maggiore indebitamento rispetto alle previsioni iniziali e in un debito pubblico che è salito nel 2020 da 2.410 a 2.573 miliardi.

Il conto economico non finanziario per settore istituzionale dell’Istat, offre alcuni interessanti spunti di riflessione, anche se nulla può dire sull’equità della distribuzione dei ristori tra le imprese o le famiglie. Il reddito disponibile, al pari del Pil, ha subìto una forte contrazione nel corso del 2020, per 140 miliardi di cui 11 persi dalle imprese, 4 dalle società, 90 dalla pubblica amministrazione (dato consolidato) e 34 dalle famiglie e istituzioni no profit (di seguito per brevità famiglie).

Composizione e distribuzione del Reddito disponibile nel Conto economico non finanziario per settore istituzionale, anno 2020 – valori assoluti e differenze rispetto al 2019 (milioni di euro)
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Fonte: Istat – Contabilità nazionale

Il reddito disponibile può essere consumato o risparmiato (al netto degli aggiustamenti previdenziali). Il risparmio, insieme ai trasferimenti di capitale, può essere utilizzato per gli investimenti. La parte rimanente è l’accreditamento del settore (se positivo) o il suo indebitamento (se negativo).

Alla diminuzione del reddito ha fatto seguito una contrazione dei consumi per oltre 100 miliardi, nonostante l’aumento di quelli pubblici per 10 miliardi; in calo anche il risparmio per 32 miliardi, anche se le famiglie ne hanno accumulati 83 in più.

La diminuzione del risparmio dei settori privati è stata in buona parte compensata da 25 miliardi di maggiori trasferimenti di capitale dalla Pa alle imprese (8 miliardi), alle società finanziarie (quasi 13 miliardi) e alle famiglie (4 miliardi).

Tuttavia, gli investimenti, forse per i timori sulla durata della pandemia, sono scesi di 35 miliardi, con una riduzione particolarmente importante per le imprese (-28 miliardi) e le famiglie (-10 miliardi).

Le operazioni di impiego del reddito disponibile, mostrano che il surplus delle imprese nel 2020 è passato da 13 a 38 miliardi, quello delle società finanziarie da 48 a 57 miliardi e le famiglie da 23 a 120 miliardi, il tutto a spese dello Stato, per la funzione regolatrice che riveste nei confronti degli altri settori.

Indebitamento (-) o accreditamento(+) netto per settore istituzionale, 2019-2020 (milioni di euro)
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Fonte: Istat – Contabilità nazionale

La relazione annuale della Banca d’Italia evidenzia come tutto ciò si sia tradotto in un accumulo di ricchezza finanziaria per famiglie e imprese. L’afflusso di liquidità nei depositi bancari dei residenti è proseguito anche durante la prima metà del 2021, con una consistenza salita a 1.637 miliardi di euro, quasi 200 in più rispetto alla fine del 2019 (dato pre-Covid) e 34 in più dall’inizio dell’anno.

Consistenza dei depositi bancari dei settori privati non finanziari, 2019- giugno 2021 (milioni di euro)
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Fonte: Banca d’Italia – Banche e moneta: serie nazionali
– (*) dati provvisori

Si può ritenere, quindi, che le famiglie nel loro complesso siano state ristorate ben oltre il calo del reddito e quello dei consumi, in parte dovuti alla chiusura forzosa di alcune attività, generando un fortissimo aumento dei risparmi.

A loro volta, alcune imprese hanno accumulato liquidità ben oltre il necessario, in parte per un precauzionale rinvio degli investimenti a tempi migliori, ma anche per aver avuto un accesso più o meno indiscriminato ai finanziamenti (basato su autodichiarazioni non sempre veritiere, sulle quali ora sta indagando la Guardia di Finanza). Solo con il tempo si potrà capire se e in che misura, chi si è ulteriormente indebitato sarà in grado di restituire il prestito ricevuto oppure se il costo si trasferirà sulla collettività, con il deterioramento dei crediti e l’escussione delle garanzie a carico dello Stato.

Per lo Stato, ai quasi 160 miliardi di indebitamento del 2020, se ne aggiungeranno altri 140 nel 2021, in cui sono proseguiti i sostegni. Dal canto suo il debito pubblico, che ha già sfondato a luglio il tetto dei 2.700 miliardi e proseguirà la sua corsa verso quota 3.000 che sarà raggiunta nel 2023-2024, si farà carico anche dell’entrata in operatività di Patrimonio Destinato, il fondo da 44 miliardi gestito da Cassa Depositi e finalizzato al rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro.

Solo al termine di questa sbornia di liquidità, anche per il venir meno del supporto della Bce e della sospensione del Patto di stabilità e crescita, forse si inizierà a comprendere che qualcosa è andato storto nello stanziamento e nell’allocazione delle risorse finanziarie per fronteggiare le conseguenze della pandemia. Ma sarà troppo tardi, perché i soldi, finiti nelle mani sbagliate, non torneranno certo indietro.