Come è dura la vita del ministro

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

Salvatore-Usala

La ministra Fornero, insieme al suo collega Balduzzi, è andata in Sardegna per incontrare Salvatore Usala, da anni affetto da SLA e in prima linea nella lotta per ripristinare le risorse per l’assistenza ai disabili.

Pare che, non essendo riuscita a ottenere in Consiglio dei Ministri i 300 milioni necessari per tamponare la situazione, abbia detto al cospetto di Usala:  “Anche la vita da ministro è difficile”. Su questa uscita infelice, che sta facendo il giro dei social network, non ci sono riscontri certi né smentite. Ma al di là delle parole dette la sostanza cambia ben poco.

Il governo Monti, complice la crisi economica, ha proseguito la politica di tagli della spesa sociale già avviata da Berlusconi, con interventi diretti o, indirettamente, tagliando i fondi agli enti locali. Il Governo dei tecnici si è mostrato perfino incapace di inserire nella legge di stabilità misure di redistribuzione del reddito. Ha dovuto fare retromarcia sul taglio della prima aliquota Irpef, che avrebbe avvantaggiato i ceti medio-alti con scarsi benefici per i poveri, mentre appare sempre più inevitabile l’aumento dell’aliquota Iva, che avrà un duplice impatto negativo sull’economia, dal lato della crescita e da quello dell’inflazione.

Niente, tuttavia, al confronto dell’accanimento verso le persone affette da disabilità grave, abbandonate al loro destino senza il supporto della cura e dell’assistenza pubblica. A fronte dello sperpero di denaro stanziato per l’acquisto di velivoli militari, per opere faraoniche di incerta realizzazione, come il ponte sullo stretto di Messina o la Tav,  o per mantenere la “casta” dei politici, è inaccettabile che non si trovino 300 milioni di euro da destinare ad una giusta causa.

Di fronte a questa ennesima vergogna italiana, la ministra Fornero, ancora una volta scoppiata in lacrime durante il Consiglio dei Ministri, avrebbe dovuto avere almeno il buonsenso di risparmiarsi e risparmiare il viaggio a mani vuote fino in Sardegna e rassegnare doverosamente le proprie dimissioni.

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