Il Tesoro aumenta le disponibilità liquide di cassa e il debito pubblico continua a crescere. Perché?

di Monica Montella e Franco Mostacci
pubblicato su Scenari economici

Grazie alle anticipazioni tributarie e ai pagamenti ritardati, a giugno 2013 le casse dello Stato hanno mostrato una disponibilità di 14,1 miliardi di euro. Tutto lasciava ritenere che il debito pubblico potesse ridursi di altrettanti miliardi, frenando l’inarrestabile corsa verso l’alto. Ma così non è stato.

A giugno, infatti, la Banca d’Italia ha comunicato che il debito pubblico ha raggiunto quota 2.075 miliardi di euro di cui circa 50 miliardi sono causati dal sostegno dell’Italia ai paesi europei in difficoltà (EFSF, ESM, prestiti bilaterali).  L’incremento mensile è di circa mezzo miliardo in più.

Considerando la stima del pil annualizzato del secondo trimestre, il rapporto debito/Pil è arrivato a 132,9%, superando qualsiasi previsione.

Per coprire il fabbisogno pubblico di giugno sono stati emessi maggiori titoli (rispetto a quelli in scadenza) per 1,753 miliardi, ricavando solo 1,536 miliardi, con uno scarto di emissione pari a 217 milioni di euro.

Sempre a giugno sono state realizzate dismissioni mobiliari e altri proventi straordinari per 700 milioni di euro.

Contemporaneamente la disponibilità liquida del Tesoro è aumentata nel solo mese di giugno di 13,9 miliardi che si vanno a sommare ai 20,4 miliardi accumulati a maggio, raggiungendo la ragguardevole cifra di 76,2 miliardi di euro del saldo del conto di disponibilità.

Figura 1 – Saldo del conto disponibilità del Tesoro dal 2008 a giugno 2013 (milioni di euro) 
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Fonte: elaborazione su dati Banca d’Italia

La strategia adottata dal Ministero dell’Economia appare ai più incomprensibile. Si sta aumentando la pressione fiscale  e si sta accumulando un “tesoretto” a debito.

Ma la domanda nasce spontanea: ma cosa deve farne il MEF di tutti questi soldi?

Secondo alcuni analisti il Tesoro sta solo mettendo in via cautelativa “fieno in cascina”, approfittando della elevata domanda di titoli pubblici, nonostante lo spread ai minimi. Si tratta di una sorta di scommessa al contrario, contro possibili turbolenze autunnali.

Secondo altri i soldi servirebbero per aumentare l’ammontare dei rimborsi alle imprese, oltre la cifra stanziata per il 2013, come più volte annunciato dal ministro Saccomanni.

Una cosa è certa. Il Ministero dell’Economia sta venendo meno all’impegno assunto con le Linee guida della gestione del debito pubblico 2013 di aumentare la vita residua del debito pubblico: “Con particolare riferimento al rischio di rifinanziamento, la strategia di emissione terrà conto dell’esigenza di contribuire all’allungamento della vita media del debito alla luce della modesta riduzione verificatasi tra il 2011 e il 2012”. A giugno 2012, infatti, la vita media residua del debito è scesa a 6,9 anni dai 7,1 del 2012 e i 7,5 del 2011.

Non si può ridurre la vita media del debito pubblico facendo ricorso ad ulteriore debito. Siamo, quindi, in presenza di una gestione straordinaria delle Casse dello Stato, le cui finalità non sono rese note dal Governo, lasciando liberamente circolare le ipotesi più disparate.

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