Morti in eccesso nel 2015: le spiegazioni ufficiali non convincono

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

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Il bilancio demografico nazionale ha ufficializzato che nel 2015 ci sono stati circa 50 mila decessi in più dell’anno precedente, da “attribuire – secondo l’Istat – a fattori sia strutturali sia congiunturali”.

Nel rapporto si legge che “numerosi studi epidemiologici hanno messo in relazione l’aumento della mortalità nei primi mesi del 2015 con un forte calo della copertura vaccinale contro l’influenza registrata nella stagione invernale 2014-2015”, rimandando per approfondimenti all’Osservatorio Nazionale sulla salute nelle Regioni Italiane, diretto dal professor Walter Ricciardi, che è anche presidente dell’Istituto Superiore di Sanità.

Lo stesso Ricciardi, nel commentare i dati, ha affermato che “La mancata vaccinazione antinfluenzale di tantissimi anziani dopo un falso allarme sui rischi del vaccino ha aumentato il numero dei decessi”.

Appurato che tra gennaio e aprile 2015 in Italia ci sono stati 28.000 morti in più rispetto al 2014, soprattutto tra i grandi anziani (85 anni e più) dove prevale la componente femminile e che nella stagione invernale 2014-2015 c’è stato un calo generalizzato delle vaccinazioni, si tratta di capire, attraverso studi epidemiologici, se esiste una correlazione tra i due accadimenti, come affermato dalle massime autorità scientifiche italiane in campo statistico e sanitario.

Il Rapporto ‘Osserva salute’, a cui l’Istat rimanda, non sembra, però, contenere alcun riferimento a studi sugli effetti della mancata vaccinazione.

Peraltro, un banale esercizio di raffronto per regione tra il calo delle vaccinazioni nella popolazione con più di 65 anni di età durante la stagione 2014-2015 e l’aumento della mortalità nei primi mesi del 2015 offre, semmai, una lettura di segno contrario.

Andando, poi, a leggere ‘L’impatto della stagione influenzale 2014-2015 in Italia’ di C. Rizzo e A. Bella (Istituto superiore di Sanità) e ‘Sull’incremento della mortalità in Italia nel 2015’ di P. Michelozzi et al. (Associazione italiana di epidemiologia), si ricava che durante la stagione invernale 2014-2015 si è manifestato un virus A/H3N2 mutato, diverso da quello contenuto nel vaccino raccomandato (A/Texas/50/2012).

Alle stesse conclusioni giunge lo studio inglese ‘Surveillance of influenza and other respiratory viruses in the United Kingdom: winter 2014 to 2015’, con la differenza che nel Regno Unito, pur essendoci stato un sensibile aumento dei morti nei primi mesi del 2015, non si è registrato alcun calo nella copertura vaccinale.

Perché allora in Italia si punta il dito esclusivamente sulla mancata vaccinazione, quando potrebbero esserci concause di altra natura che spiegano l’eccesso di mortalità nei primi mesi del 2015?

Per le autorità sanitarie non dovrebbe essere difficile riscontrare se le persone decedute per complicanze legate al virus influenzale fossero o meno vaccinate e fornire una valutazione ex post sull’efficacia del vaccino antiinfluenzale somministrato nella stagione 2014-2015.

Vista la gravità e il possibile ripetersi di quanto accaduto, con conseguenze estreme sugli anziani, già costretti a subire gli effetti dei tagli alla spesa sanitaria in termini di mancate cure e prevenzione, la questione non può essere liquidata senza un serio approfondimento.