L’annus horribilis della corruzione in Campidoglio. Tanto rumore per (quasi) nulla?

di Franco Mostacci

Piazza-del-Campidoglio

Per l’amministrazione capitolina il 2015 non è stato certo un anno da incorniciare.

A dicembre del 2014 era scoppiato il caso di Mafia Capitale, con l’ordinanza emessa dalla Procura di Roma, in cui erano finiti sotto indagine – oltre alla cupola malavitosa e ad esponenti politici – dirigenti e funzionari di Roma Capitale, incluso il responsabile per la trasparenza e la prevenzione della corruzione.

L’8 gennaio parte l’operazione Vitruvio, con 22 arresti per corruzione, concussione e tangenti per coprire abusi edilizi, tra cui funzionari dell’ispettorato edilizio del XIV municipio e dell’ufficio tecnico del XIII municipio.

Dopo neanche un mese, altre 11 misure restrittive nei confronti di funzionari e tecnici in servizio al IX dipartimento per la programmazione e attuazione urbanistica di Roma Capitale.

E’ il 4 giugno quando parte la seconda tranche di Mafia Capitale, con altri 44 arresti. A finire nelle maglie della giustizia altri dipendenti del Campidoglio.

Dopo neanche una settimana scoppia il caso dell’appalto truccato per i lavori di ristrutturazione dell’Aula Giulio Cesare, dove si riunisce il consiglio capitolino.

Ma il 2015 è anche l’anno del Giubileo della Misericordia. Il 14 ottobre, non appena iniziano i lavori, si scoprono appalti truccati e tangenti per il rifacimento delle strade.

Dopo il dimissionamento del sindaco Marino avvenuto il 30 ottobre, viene desecretata la relazione della commissione prefettizia, un rapporto di oltre 800 pagine in cui sono tirate in ballo 101 persone attenzionate dalla prefettura, tra cui 61 dirigenti e funzionari di Roma Capitale (non tutti indagati).

Il 16 novembre, l’ormai ex assessore alla legalità Sabella denuncia l’occultamento di abusi edilizi sul litorale di Ostia da parte dell’ufficio condoni di Roma Capitale.

L’annus horribilis dell’amministrazione capitolina si conclude con lo scandalo dei cinque funzionari dell’ufficio Contravvenzioni accusati di falso, truffa e abuso d’ufficio per aver cancellato migliaia di multe, causando un danno di diversi milioni di euro alle disastrate casse del Comune.

Accanto a questi episodi saliti alla ribalta della cronaca si sono sicuramente verificati altri casi di infedeltà alla legge o ai doveri d’ufficio che hanno riguardato dipendenti capitolini.

L’occasione per tracciare un bilancio di quanto avvenuto è offerta dalla relazione annuale per il 2015 del responsabile per la prevenzione della corruzione.

Nel corso del 2015, il Dipartimento organizzazione e risorse umane, che gestisce più di 23 mila dipendenti (213 dirigenti e 22.993 non dirigenti), ha avviato 61 procedimenti disciplinari per fatti penalmente rilevanti a carico dei dipendenti, 22 dei quali riconducibili a reati di corruzione: 2 casi di concussione (ex art. 317 c.p.); 2 di corruzione per l’esercizio della funzione (art. 318 c.p.); 14 di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.); 4 per altri motivi.

Ma i provvedimenti finora adottati, sono stati appena 5 licenziamenti e 1 sospensione dal servizio con privazione della retribuzione.

Un po’ poco se si pensa al clamore sollevato dai numerosi accadimenti. Tanto rumore per (quasi) nulla?