Spending review, partiamo dalla Presidenza del Consiglio

di Franco Mostacci
pubblicato sul Foglietto della Ricerca

Palazzo-Chig

Gli organi costituzionali ricevono uno stanziamento dal Bilancio dello Stato con il quale fanno fronte alle loro esigenze di spesa e la Presidenza del Consiglio ha visto in questi anni lievitare notevolmente le somme assegnate.

E’ quanto emerge da un’analisi della Missione 1 (Organi costituzionali, a rilevanza costituzionale e Presidenza del Consiglio dei ministri) del Bilancio dello Stato, il cui consuntivo 2022 è stato di recente parificato dalla Corte dei Conti.

Nel 2020 (Conte-II), la Presidenza del Consiglio poteva disporre di 614 milioni di euro, in linea con gli anni precedenti, ma nel 2021 (Draghi) la cifra è raddoppiata a 1,2 miliardi, cresciuta ancora a 1,6 miliardi nel 2022 (Draghi-Meloni), per poi ridursi solo in parte a 1,3 miliardi nella previsione di spesa del 2023 (Meloni).

L’aumento, come vedremo nel dettaglio, è dovuto non solo a un maggiore costo per il mantenimento della macchina governativa, ma anche a un accentramento di funzioni e ripartizione di fondi, che potrebbero essere affidati ad altre amministrazioni centrali.

E’ doveroso precisare che stiamo parlando solo di una parte del bilancio della Presidenza del Consiglio, che nel 2022 ammontava a 6,7 miliardi, di cui 2,2 per il soccorso civile (Missione 8), e quasi 1 miliardo rispettivamente per Ricerca e Innovazione (Missione 17) e Giovani e sport (Missione 30).

Una particolarità è poi che, a differenza di altre voci del Bilancio dello Stato, come ad esempio i trasferimenti agli enti territoriali e locali, che generano ingenti residui passivi, gli impegni di spesa in favore della Presidenza del Consiglio coincidono quasi interamente con i pagamenti effettuati (fanno solo eccezione nel 2022 i 50 milioni ancora da corrispondere agli enti del terzo settore e religiosi, per far fronte ai maggiori costi energetici, su un totale di 170 promessi).

La quota più rilevante destinata alle spese di funzionamento (capitolo 2120) assorbiva 334 milioni di euro nel 2020, che sono progressivamente aumentati fino a 385 milioni previsti per il 2023. Un 15% in più che va a coprire gli aumenti dei costi dovuti all’inflazione, una protezione che invece alle famiglie è negata.

Dal 2013 al 2022, la Presidenza del Consiglio ha pagato 1,7 miliardi per le spese derivanti dai contenziosi, di cui 1 miliardo nel 2020-2022 e 580 milioni nel solo 2021.

Per la pianificazione e la realizzazione delle opere e degli interventi funzionali alle celebrazioni del Giubileo 2025, sono trasferiti 1,2 miliardi in 4 anni (285 milioni nel 2022) alla società Giubileo 2025, presieduta da Matteo Del Fante (amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane) e in veste di amministratore delegato Marco Sangiorgio (già in Cassa Depositi e Prestiti ed esperto di fondi immobiliari). A questi si aggiungono altri 10 milioni l’anno (70 nel 2025) per il coordinamento operativo e per i servizi ai partecipanti all’evento Giubileo 2025 e 1 milione ciascuno per il 2021-2022 per gli interventi e le opere necessarie allo stesso Giubileo.

Con la Legge di Bilancio 2022 è stato istituito un Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane, affidato al Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie, che ha ripartito tra i soggetti interessati 130 milioni nel 2022, che per gli anni successivi, stando alle attuali previsioni, sarà a regime di 200 milioni.

Sono 103 i milioni che dal rendiconto 2022 risultano assegnati alla Presidenza del Consiglio (quota parte dell’8 per mille Irpef) per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati e conservazione di beni culturali e ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica.

Altri 77 milioni sono stati impegnati per la riqualificazione dei luoghi connessi agli eventi storici anche di rilevanza internazionale (erano 10 nel 2020-2021 e diventano 40 nel bilancio di previsione 2023).

Il Fondo per l’attrazione di investimenti in aree dismesse e per beni dismessi, poteva contare su 36 milioni nel 2021, raddoppiati a 72 nel 2022 e a 147 nella previsione 2023.

Ulteriori 33 milioni nel 2022 sono stati destinati al Fondo per gli investimenti nelle isole minori (altri 1,5 milioni per iniziative di promozione e attrazione degli investimenti sempre nelle isole minori) e 24 per la valorizzazione e la promozione delle aree territoriali svantaggiate, confinanti con le regioni a statuto speciale e le provincie autonome di Trento e Bolzano.

Tra gli stanziamenti di minore entità figurano i 4,2 milioni dal 2019 (Conte-I) al Nucleo della concretezza, che all’interno del Dipartimento della Funzione Pubblica dovrebbe predisporre azioni concrete per il miglioramento dell’efficienza amministrativa; i quasi 4 milioni annui per la retribuzione ai membri del nucleo di valutazione e analisi per la programmazione (Nuvap); i 3,2 milioni per la promozione e lo svolgimento delle celebrazioni a carattere nazionale e 1,3 milioni per il funzionamento dell’unità per la valutazione della performance.

Negli anni si è più volte parlato di razionalizzazione e revisione della spesa pubblica e oggi è un impegno assunto nel Pnrr, peraltro in misura assai modesta, visto che si parla di appena 1,5 miliardi a regime dal 2025.

Sarebbe auspicabile che a dare il buon esempio siano gli organi costituzionali, a partire dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Repubblica, che continuano e, verosimilmente, continueranno a ricevere lo stesso finanziamento nonostante la riduzione del numero dei parlamentari, ma anche dalla Presidenza del Consiglio, per la quale, dai numeri esposti, si intravedono importanti margini di risparmio.